Malgrado il negazionismo comunista, le foibe emergono dal passato. E se non vanno a Sanremo, chi se ne frega…

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Alle ore 18 di domani all’alba di sabato 11 Palazzo Chigi sarà illuminato con il Tricolore italiano. Inoltre, al centro della facciata della sede del Governo sarà proiettata la frase “Io Ricordo”. Lentamente, la memoria delle foibe comincia a riemergere dalle depressioni carsiche in cui decenni di governi di centrosinistra l’avevano sepolta. Lo sottolinea Roberto Menia, parlamentare Fdi, intervenendo alla Università E-Campus di Roma alla presentazione del suo libro “Dalle foibe all’esodo”, alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Si sono fatti tanti passi avanti; ma il vuoto di conoscenza sulle foibe non si è colmato, dopo oltre 60 anni di silenzio: per ragioni sia di politica interna che di politica estera, delle foibe non si è più parlato. Ci sono intere generazioni che non sanno nulla di quanto accaduto ai nostri confini orientali”.

Menia: gli esuli venivano accusati di rubare il pane agli italiani

“Purtroppo, ancora oggi il Giorno del Ricordo diventa occasione di nuove dispute di carattere ideologico che di fatto tendono a negare o a giustificare i fatti subiti dalla nostra gente – lamenta Menia -. Per molti di loro fu drammatico anche l’arrivo in Italia, visti come fascisti in fuga e bastonati dai partigiani quando sbarcavano ad Ancona, accusati di rubare il pane agli italiani”, ricorda. Oggi “si sono fatti passi avanti enormi, da vent’anni lo Stato celebra il Giorno del Ricordo, nelle istituzioni come nelle scuole, facendo parlare voci che erano rimaste silenti. Oggi la grande maggioranza degli italiani più o meno sa cosa è accaduto durante la tragedia giuliano-dalmata tra foibe ed esodo. Anche la politica ha posizioni comuni, salvo sacche residue di negazionismo e giustificazionismo inaccettabili”.

Che importa se le foibe vanno o non vanno a Sanremo?

Interviene anche l’artista Simone Cristicchi, che critica anche il Sanremo di oggi. “Non credo che sarebbe un problema dare 20 secondi al Festival di Sanremo, visto che si danno 15 minuti a certi personaggi squallidi…. Ma – sottolinea Simone Cristicchi – ogni volta sembra quasi di dover chiedere l’elemosina per parlare di foibe. La questione è comunque delicata e va chiesta a chi dirige il baraccone del Festival; dipende da chi sceglie e anche da chi sceglie di non dirlo. Il giorno del Ricordo deve entrare nella coscienza collettiva degli italiani è uno spazio del genere, con decine di milioni di persone e che guardano la tv, sarebbe sicuramente utile”, conclude Cristicchi. Sissentiamo: da quello che si è visto e si vede all’Ariston, meglio che un argomento serio ne stia fuori…

Cristicchi: a scuola non parlavano mai di foibe e di esodo

Cristicchi ricorda il negazionismo comunista. “Ancora resistono sacche di resistenza sull’argomento delle foibe. Al punto che in alcuni casi davanti al teatro dove si svolgeva il mio spettacolo Magazzino 18 è stata necessaria la protezione delle forze dell’ordine. Perché? Perché alcuni gruppi antagonisti di centri sociali mettevano a rischio la mia stessa incolumità, pur non facendo nessna operazione di revisionismo storico”. Racconta ancora Cristicchi: “A Roma frequentavo il liceo classico Vivona all’Eur e vedevo lì vicino la targa con la scritta ‘Villaggio Giuliano Dalmata’. Pensavo che fosse il nome e cognome di un signore, perché a scuola non si studiava nulla sul tema delle foibe e dell’esodo di giuliani, istriani e dalmati.

Paura e smarrimento al Magazzino 18

Soltanto molti anni dopo, cominciai a fare ricerche e a Trieste, e mi parlarono del Magazzino 18 dove erano depositate le masserizie raccolte dopo la seconda guerra mondiale degli italiani che lasciavano le loro case e abbandonate. Non era visitabile ma chiesi di entrarci e da quel giorno mi innamorai di quel luogo cui dedicai una canzone. Ma un brano era troppo poco, andava narrata l’intera storia con l’ausilio della musica e del teatro. Lì provai paura e smarrimento: la stanza era tutta tappezzata da foto in bianco e nero, facce senza nome… sembrava che quei volti mi chiedessero di parlare di loro. Ma il mio non è un convegno storico, è uno spettacolo teatrale che utilizza la memoria storica per capire la realtà di oggi, penso al dramma dei profughi e dei migranti, che non sono una massa indistinta ma singole persone ignorate”.

La Lega: cancellare le piazze e le vie al criminale comunista Tito

E’ infine importante la proposta della senatrice Mara Bizzotto, vicepresidente vicario del gruppo Lega al Senato. “Per onorare degnamente il Giorno del Ricordo e le vittime delle foibe, ci sono ancora due cose importanti da fare. Togliere la scandalosa onorificenza di cui è insignito, ancor oggi, il maresciallo Tito, decorato come Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana, con l’aggiunta del Gran Cordone, che è la massima onorificenza del nostro Paese. E cancellare e vietare le intitolazioni di strade e piazze a questo criminale, presenti purtroppo in vari comuni italiani tra cui Parma, Reggio Emilia e Nuoro. Per questo, come Lega, presentiamo un disegno di legge, come già fatto anche dal Consiglio Regionale del Veneto, che consentirà di cancellare queste vergognose onorificenze e intitolazioni”.