Marcinelle, identificate due delle vittime: erano rimaste ignote per quasi 70 anni

Marcinelle

Due delle quattordici lapidi contrassegnate dalla parola “ignoto” situati sul prato di Marcinelle, ora hanno un nome. Dopo quasi settanta anni dalla tragica scomparsa di 262 minatori, principalmente italiani, causata dal crollo di una miniera nel 1956, la loro identità è stata finalmente scoperta grazie all’effettuazione di test del DNA.

Le ricerche e il duro lavoro svolto dagli inquirenti belgi e italiani, nonostante avversità burocratiche e informazioni smarrite o dimenticate nel tempo, hanno trovato i nomi di Oscar Pellegrims, cittadino belga, e di Dante di Quilio, italiano.

Michele Cicora, un orfano della tragedia di Marcinelle, ha attivamente partecipato al processo di identificazione per ritornare a San Giuliano di Puglia i resti del padre. Purtroppo, non è stato possibile confermare la corrispondenza tra il suo DNA e i resti ritrovati. In una lettera scritta dopo la presentazione dei risultati dell’indagine al museo del Bois du Cazier, Cicora ha espresso il suo dolore e la sua delusione, ma ha anche sottolineato l’importanza dell’aspetto umano e della necessità di evitare altre tragedie come quella di Marcinelle o come quelle che accadono nel Mediterraneo.

L’elenco dei morti di Marcinelle viene aggiornato

Gran parte delle identificazioni avvennero nei giorni seguenti alla tragedia, quando centinaia di corpi dei minatori ammassati sul prato di Marcinelle erano in decomposizione. Spesso, i nomi venivano attribuiti grazie ad oggetti trovati addosso. Nella sua lettera, Cicora ha messo in luce la possibilità di errori che possono essersi verificati in quel processo, che ormai è impossibile rimediare.

Nel Bois du Cazier muoiono 262 minatori. Tra di loro 137 sono italiani, 96 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 3 algerini, 2 francesi, 3 ungheresi, 1 inglese, 1 olandese, 1 russo e 1 ucraino.

Metà dei 136 morti italiani erano abruzzesi. Una tragedia che tutti ricordano ancora oggi a Manoppello, Lettomanoppello e Turrivalignano in Abruzzo; a Crotone, a San Giovanni in Fiore e a Castelsitrano in Calabria.