In Italia il marito islamico può fare alla moglie quello che vuole

Marito islamico

Nell’Italia al contrario il marito islamico può fare quel che vuole a sua moglie, per il magistrato la colpevole è lei.

Roba da far contorcere lo stomaco, salire a mille la pressione, sventrare il cuore. Perché non se ne può più di dover sentire certe storie nel nostro Paese, la violenza alla nostra cultura, la paura di abitare vicino a gente piuttosto strani per i nostri gusti…

Il marito islamico la fa franca

È accaduto che la denuncia di una donna straniera a cui il marito islamico ha imposto il velo – in Italia! – è finita con la richiesta di archiviazione dell’uomo da parte del pm. Perbacco, dice il magistrato, bisogna tener conto del loro “quadro culturale”.

Ma andate davvero al diavolo. Segregano le loro donne e la fanno franca perché trovano toghe compiacenti? Come si fa a non ribellarsi a queste decisioni che fanno davvero male?

L’uomo, 39 anni, di origini marocchine, era stato denunciato alla polizia dalla moglie, connazionale di 33 anni, per maltrattamenti in famiglia e per alcune costrizioni tra cui quella di essere costretta a indossare il velo islamico.

Segregata in casa

La donna, dopo aver vissuto in Umbria col marito e i due figli, aveva trovato ospitalità in una casa famiglia a Napoli. In una denuncia presentata proprio in un commissariato di polizia del capoluogo campano aveva raccontato: “Da quando siamo arrivati in Italia, oltre ad impormi il velo integrale, quando usciva mio marito mi chiudeva in casa portando con sé le chiavi. Potevo uscire solo se mi sentivo male, per andare in ospedale. E in un’occasione mi ha aggredito fisicamente, colpendomi al volto con uno schiaffo. Fu poche ore dopo aver partorito mia figlia, appena rientrata dall’ospedale: pretese alle 4,30 del mattino che gli preparassi la colazione; non lo feci e lui mi diede uno schiaffone, in seguito al quale io svenni”.

La 33enne ha anche accusato il marito di averle sequestrato i documenti suoi e dei suoi figli. L’avvocato Gennaro De Falco, che assiste la donna, ha presentato ricorso contro la richiesta di archiviazione.

La speranza è che il Gip ribalti il pensiero del pubblico ministero, evitando di archiviare il fatto. Perché sarebbe un pessimo segnale, come far finta di nulla persino di fronte all’intolleranza di carattere religioso.