Marocchini clandestini in Italia per rubare l’orologio da 315mila euro a Carlos Sainz

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I tre giovani marocchini arrestati ieri a Milano dopo aver rapinato il pilota della Ferrari Carlos Sainz, al quale hanno strappato un orologio da 315mila euro, devono restare in carcere. A chiederlo, al gip Sofia Fioretta che li sta interrogando nel carcere di San Vittore, è il sostituto procuratore di Milano Silvia Bonardi. Nella richiesta di convalida dell’arresto, il pm sottolinea come si tratti di tre ragazzi, tra i 16 e i 20 anni, “presenti in Italia clandestinamente e senza alcuna stabile occupazione lavorativa: le circostanze e modalità della rapina, la scelta della vittima, e, soprattutto, il valore, non comune, dell’orologio da polso dallo stesso indossato, sono indicativi di una pianificazione del colpo”.

Per i marocchini spiccata pericolosità sociale

Il pilota del Cavallino stava entrando nell’hotel Armani in via Manzoni, dopo aver chiuso al terzo posto il Gp d’Italia a Monza, quando il 19enne lo ha afferrato a un braccio e gli ha strappato con violenza il prezioso Richard Mille fuggendo con i due complici. Fuga interrotta dallo stesso pilota, dal manager che ha schivato un pugno e da alcuni passanti presenti alla scena contro cui i tre hanno lanciato le proprie cinture. A carico dei tre sussistono, per la pubblica accusa, “gravi indizi di colpevolezza e il rischio “assai probabile” di reiterazione, ossia “il concreto pericolo, per specifiche modalità e circostanze del fatto e per la personalità che chi è stato arrestato, se rimesso in libertà, commetta altri gravi delitti della stessa specie” visto che le modalità e le circostanze della rapina “denotano una loro spiccata pericolosità sociale”.

I marocchini dicono di non aver studiato il colpo…

A quanto pare, i marocchino continuano a mentire. “Siamo stati noi, nessuno ci ha diretto. Eravamo appena arrivati da Marsiglia per cercare un lavoro”. E’ questa la difesa che i due maggiorenni arrestati forniscono al gip di Milano nell’interrogatorio. Il 16enne già trasferito dal carcere di San Vittore a un centro di prima accoglienza e sarà sentito da un giudice per i Minorenni. I due marocchini, 19 e 20 anni, sostengono di aver puntato dritto all’orologio di lusso, senza un piano prestabilito. Tesi che non convince la pubblica accusa, per il pm “le circostanze e modalità della rapina, la scelta della vittima, e, soprattutto, il valore dell’orologio da polso dallo stesso indossato, sono indicativi di una pianificazione del colpo”. La convalida degli arresti per la rapina, avvenuta domenica sera in pieno centro a Milano, è attesa per domani.