Mascherine come carta igienica: ospedali a rischio
Una vergogna che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare, questa delle mascherine. A partire da quelle di medici e infermieri. È una colossale presa in giro e vorremmo sentire non solo la protesta della Lombardia ma anche la voce della regione Lazio. Che tace per non disturbare il manovratore.
Ma con questa roba negli ospedali vorreste evitare il contagio ai sanitari che a chiacchiere applaudite ogni giorno? La foto sopra è eloquente: sembra carta igienica, altro che protezione. Qui sotto la confezione con cinquanta pezzi di morbidezza, persino in misure tutte uguali. Se hai la testa grossa ti stanno strette, se l’hai piccola ti vanno larghe. Ma in quale miniera siete andati a scovarle?
Dettaglio. Sulla confezione non c’è scritto nemmeno CE, chissà di che si tratta.
Mascherine inutilizzabili
Parliamo di ospedali, di sanità, delle vita delle persone che devono curare gli infetti da coronavirus. Negli ospedali c’è carenza di dispositivi. I guanti e il gel idroalcolico non sempre sono disponibili in quantità adeguata, mentre le mascherine chirurgiche, le FFP2 e le FFP3, sono introvabili. Questa cosa è gravissima.
In compenso, arriva robaccia inservibile. Al massimo ci togli la polvere dal pavimento, l’indignazione rischia di non essere più controllabile. Già i nervi sono tesi, la fatica è inimmaginabile e dalla Protezione Civile tutto questo sono stati capaci di tirare fuori?
Disposizioni insensate
La regione Lazio ha stabilito che le mascherine devono indossarle i sanitari solo se in quel momento sono in contatto con i pazienti. Poi, non ne hanno bisogno. E che fanno, se le passano l’uno con l’altro ogni volta che sono di turno? Paradossale, il cittadino che esce di casa la deve indossare, l’infermiere in reparto può tranquillamente infischiarsene...
Noi non sappiamo se chi governa si rende conto di che cosa voglia dire una cosa del genere. Perché finora abbiamo visto operatori sanitari stanchissimi. Ma se li metti anche a rischio contagio così, praticamente a dispetto, la certezza che incombe è il rifiuto di lavorare in condizioni del genere.
Negli ospedali romani è un coro: “Così dovremmo superare il picco di coronavirus in città previsto nei prossimi giorni?”. È follia, è incapacità, è inadeguatezza totale. Non riusciamo a capire chi abbia architettato questa schifezza tra governo, protezione civile, sistema delle regioni: certo è che le istituzioni hanno il dovere di risolvere un problema che rischia di rappresentare una tragedia per la popolazione.
Perché alla fine la sicurezza nel lavoro va garantita. Assieme alla serenità che deve avere chi è chiamato ad assistere persone colpite da un virus immondo. Nessuno – ai livelli superiori – dalla regione a Palazzo Chigi pensi di cavarsela con un indegno scaricabarile. Almeno si alzi la voce, non si lascino soli medici e infermieri, si recuperino entro poche ore dispositivi utilizzabili.
Gli ospedali devono rappresentare la priorità di questo drammatico momento. A partire da chi deve salvarci la pelle se arriva il coronavirus anche a ciascuno di noi. Non scherzate con la nostra salute, non ve lo potete permettere.