Massimo Magliaro: “La Quinta Repubblica francese è al capolinea. Macron? Espressione dei poteri forti

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Le Pen e Macron. Risultato aperto, cinque punti di distacco non sono un divario incolmabile. La partita per l’elezione del presidente francese è tutta da giocare. Lo spiega in un’intervista all’Adnkronos, Massimo Magliaro, nel sottolineare il vero e proprio terremoto politico che ha contrassegnato il primo turno delle presidenziali. “La Quinta Repubblica francese – osserva il saggista e giornalista, per molti anni corrispondente per la Rai da Parigi, di cui conosce profondamente la realtà politica e sociale – è definitivamente arrivata al capolinea, nel senso che sono sparite tre famiglie politiche”. “Sono scomparsi i gollisti, scesi al 4%; i socialisti e comunisti sono quasi irrilevanti. Parliamo di partiti che hanno governato il Paese o condizionato la vita politica per decenni.

L’elettorato francese si è rimesso in movimento

E’ chiaro che questo disfacimento ha rimesso in circolazione i molti voti di un elettorato che non si sente più rappresentato e che in parte si è rifugiato nell’astensionismo. Io penso che il voto di ieri abbia confermato una fase di movimentismo politico e elettorale molto interessante”. Nell’interpretare il primo tempo della partita “credo si stia compiendo un errore. Quella che viene etichettata ancora come estrema destra – che invece dovrebbe a mio avviso essere chiamata destra sovranista e identitaria, rappresentata da Marie Le Pen, da Eric Zemmour e altri – supera ormai il 30% dei voti. All’interno di questo schieramento, come abbiamo visto e capito bene negli ultimi anni, si colloca una fascia di popolazione scontenta, afflitta da gravi difficoltà economiche, che fa i conti la precarietà e il disagio sociale.

Le Pen raccoglie consensi nei quartieri poveri

“Occorre sottolineare che ormai stabilmente un terzo dei votanti, diserta le urne o si rivolge a quelle forze anti sistema rappresentate appunto dalla Le Pen, Zemmour o Melanchon e dal suo populismo di sinistra. Marine Le Pen – prosegue Magliaro – continua a raccogliere consenso nei quartieri poveri della banlieu parigina o di altre periferie degradate di altre città francesi, tra le classi operaie, che erano il tradizionale bacino elettorale della sinistra”. “Macron invece è il candidato della continuità, l’uomo che fa da garante a quelli che per comodità potremmo definire poteri forti. Ossia banche, finanza, impresa multinazionale in un quadro di riferimento mondialista che si gioca con elezioni francesi una partita quasi vitale.

Al ballottaggio non c’è nulla di scontato

La Francia con Macron sta cercando di riaffermare una grandeur un po’ appannata sullo scenario internazionale della guerra russo-ucraina. E’ il vero conservatore, è il garante di un sistema che cerca di non perdere potere. Al ballottaggio non c’è nulla di scontato. I 5 punti che dividono Macron da Le Pen possono essere colmati da un elettorato liquido, in cerca di una collocazione, che sarà il vero ago della bilancia. Riusciranno i partiti tradizionali che hanno subito un’emorragia di consensi, a orientare l’opinione del proprio elettorato o ex elettorato di riferimento? Cosa faranno gli arrabbiati delle periferie o la sinistra radical-populista di Melanchon, che penetrazione potrà avere il richiamo di Macron alla conservazione dello status quo? In Francia la mobilità dell’elettorato è il biglietto del treno che porta all’Eliseo”, conclude Magliaro.