Sì, Mattarella nomini il generale Mario Mori senatore a vita

Sì, cento volte sì, a quella proposta di nominare il generale Mario Mori senatore a vita. L’ha lanciata per primo Il Riformista, con l’intuizione di Piero Sansonetti, a cui Matteo Salvini ha fatto giustamente eco: “Il generale Mario Mori senatore a vita. Appoggio di cuore la proposta avanzata dal quotidiano Il Riformista. Anni e anni di accuse infondate, di calunnie e di sofferenza non potranno essere cancellati, ma l’onore e la riconoscenza al generale ed all’Arma tutta, da sempre in prima fila nella lotta (vera) alle mafie, devono essere tributati”.
“Mori sia senatore a vita”, l’appello al Capo dello Stato
Leggo Sansonetti e poi Salvini con il cuore gonfio di commozione per il tributo di onore a Mario Mori: ho la fortuna di conoscerlo personalmente e so di chi si parla. Un galantuomo che ha servito lo Stato e che hanno infangato per lunghi e troppi anni. E la descrizione che ne fa il direttore del Riformista è un curriculum vitae imbattibile: “Mario Mori è un uomo che da giovane ebbe un ruolo decisivo nella sconfitta della lotta armata. Uno può giudicare come vuole i suoi metodi e le sue azioni “di guerra”. Però quella guerra la vinse e raramente ho sentito dire dell’establishment, o nella magistratura, o nei partiti, o nei giornali di ogni colore e tendenza, che fu sbagliato dare la caccia alle Br. Mori è anche uno degli uomini che nella sua maturità lavorò con Falcone e Borsellino e diede guerra alla mafia. È uno dei pochi, tra i viventi, che davvero diede guerra alla mafia e vinse perdipiù molte battaglie”.

Il sì di Salvini alla proposta di Sansonetti
Nessuno può più negarlo dopo la sentenza di Palermo sull’inesistente trattativa tra Stato e mafia. Che stava solo nella testa di qualche invasato.
Sergio Mattarella ha avuto il fratello trucidato dalle cosche. E la nomina di un innocente a senatore a vita renderebbe finalmente giustizia a chi è sempre stato schierato dalla parte della legalità contro i criminali.
La persecuzione ordita contro quest’uomo deve concludersi con il riconoscimento dello Stato nelle istituzioni della Repubblica. E magari la Procura di Palermo si toglierà dalla testa anche l’idea strana di dover ricorrere in Cassazione. Basta con il calvario.