Orgoglio per Matteo Salvini, vergogna per Beppe Grillo

Salvini grillo

C’è chi può essere orgoglioso di Matteo Salvini a processo e chi si deve invece vergognare di Beppe Grillo che si esibisce per il figlio. Anche questa è una differenza nei tempi in cui viviamo.

In fondo, il leader della Lega – anche se ingiustamente – si troverà di fronte alla magistratura ben consapevole di aver fatto il proprio dovere. E potrà mostrare carte alla mano di essere innocente dall’abominevole reato contestatogli – sequestro di persona – e sicuramente non in solitaria.

Salvini e Grillo: la differenza che si vede

Il guru pentastellato dovrebbe scappare chissà dove, dopo l’indecente video di ieri, ben studiato e montato ad arte. Noi non sappiamo quale educazione egli abbia impartito a suo figlio Ciro, ma anziché difenderlo senza spendere una parola chi è rimasta vittima della violenza sessuale, avrebbe fatto bene a prenderlo a ceffoni. Come se fosse stato uno dei giornalisti che tanto odia.

Ed è ridicolo sentire Beppe Grillo che invoca “arrestate me”. Magari lo avessero fatto quando ha accoppato in automobile tre persone, altro che le solite balle.

Pretende l’impunità un comico che precipita dalla tragedia alla farsa. Anche noi ci chiediamo perché tanta gentilezza nei confronti di un presunto stupratore come Ciro Grillo, ma non per gli stessi motivi difensivi del padre.

Pressione indebita nei confronti del giudice

Quel video suona davvero come pressione indebita sul giudice che deve decidere il rinvio a giudizio o meno di suo figlio. E la forza politica che esprime il guru rischia di inquinare pericolosamente ciò che dovrà stabilire un magistrato chiamato a valutare se ci sono gli estremi per il processo.

Nel quale entra con una indicibile prepotenza mediatica il capo dei Cinque stelle, difeso solo da pochi poveretti come Alessandro Di Battista e Paola Taverna, se non ci sono sfuggiti altri svergognati.

Tacete, anziché trasformarvi in scudi umani. Quello che è accaduto è vergognoso e non possono esserci alibi. E magari spendete qualche parola – quella sì di abbraccio triste e non di circostanza – nei confronti di chi la violenza l’ha subita. Che pena: fanno i garantisti con Beppe e Ciro Grillo e i forcaioli con Salvini. Ma in certi casi – il primo – il padre è più osceno del figlio.