I Cinquestelle sognavano la galera per Salvini, pare di capire

Eppure stavano insieme, Matteo Salvini e i Cinquestelle. Questi ultimi, poi, hanno tentato di dileguarsi. “Io non c’ero. E se c’ero dormivo”.
Il Toninelli pensiero aveva campeggiato nell’aula bunker di Catania a colpi di “non ricordo” di fronte alle domande di Giulia Bongiorno. E non hanno ricordato neppure di averci governato con Salvini, i Cinquestelle.

Stavano con Salvini, i Cinquestelle
Si sono scordati di essere stati sulla stessa cabina di comando quando la nave Gregoretti arrivava sulle coste siciliane. Ci ha dovuto pensare un magistrato, il pubblico ministero Andrea Bonomo, a ricordargli che non possono fare i finti tonti, Giuseppe Conte e compagnia pentastellata. Hanno deciso assieme: redistribuzione prima, sbarchi poi.
All’udienza preliminare che si concluderà il prossimo 14 maggio è stata la pubblica accusa a scagionare Salvini, affermando che l’ex ministro dell’Interno non ha commesso reati governando come aveva promesso al suo elettorato. Ma questo già si sa.
Quello che indigna è altro, i silenzi successivi alle parole di un magistrato che avrebbe potuto pretendere processo e poi quindici anni di galera se avesse ceduto alla fantastica ricostruzione del tribunale dei ministri. Peraltro avallata da un Senato che a colpi di maggioranza voleva incarcerare il leader della Lega.
La vergogna del silenzio: lo volevano in carcere?
In molti hanno taciuto e dispiace. Ma il comportamento più riprovevole è targato Cinquestelle. Perché vuol dire vergogna senza il dazio da pagare. Girarsi dall’altra parte anziché rivendicare una posizione pur se contraddetta in un’ incredibile voto parlamentare.
Si devono vergognare costoro. Perché se si sbaglia lo si può anche ammettere e nessuno ti darà addosso per questo. Ma aver governato con Salvini, condividere con lui le politiche migratorie, e poi rinnegarle perché si cambia governo e bisogna mostrare la faccia sdolcinata alla sinistra, è qualcosa che fa davvero vomitare. Sono senza dignità.
Ed è una lezione per tutti. Questa assenza di festosa solidarietà verso il capo leghista è la rappresentazione di una politica che scende sempre più verso il basso. E lascia spazio al dubbio: sono dispiaciuti? Speravano che si aprisse per Salvini la strada del carcere al termine del processo?