Salvini e i ristoratori, la rabbia trova rappresentanza nel Palazzo

Salvini ristoratori

Quelle immagini di Matteo Salvini in mezzo ai ristoratori, ieri sera davanti a Montecitorio, dicono molto. Perché non si muta d’abito se si è all’opposizione o al governo. È che si intende mantenere gli impegni presi.

Certo, può apparire inusuale, ma se Salvini ha scelto di stare con i ristoratori non può essere letto solo con le chiavi della propaganda. Si può fare anche un appello via Facebook al calduccio del salotto di casa. No, qui c’è la fisicità dell’incontro, guardarsi in faccia, sapendo che un minuto dopo devi telefonare ai tuoi ministri per dire loro che cosa ti aspetti dalle riunioni di governo.

Salvini e quei ristoratori

”Preferisco stare dove si decide”, ha detto il leader della Lega. Ed è probabilmente la garanzia vera per tentare quel cambio di passo a Palazzo Chigi che anche lui invoca dal momento che ha accettato la sfida di entrare in una maggioranza come quella voluta dal presidente della Repubblica. E sia Mattarella che Draghi sanno bene che se hanno chiesto a Salvini di fare la sua parte non è per smania di poltrone. Bensì per incidere nella realtà drammatica di questa pandemia.

La battaglia è contro l’esasperazione di chi chiede solo di poter tornare a lavorare. Anche di sera, visto che nelle zone gialle non si capisce perché si possa solo pranzare nei ristoranti.

L’appello dei sindaci

Ed è anche l’appello che viene da tantissimi sindaci, del nord e del sud, di destra e di sinistra, e che il segretario della Lega non intende far cadere nel vuoto. Mai come ora c’è bisogno di rappresentanza nel cuore del Palazzo e Salvini non vuole restare insensibile a quanto c’è nella pancia del Paese.

Quella gente che affollava la piazza ha anche e spesso anticipato la cassa integrazione ai dipendenti paganti di tasca propria. Lo Stato almeno un grazie glielo dovrebbe.