A Trieste il “matto” ha ammazzato due poliziotti ma la fa franca

Matto Trieste

È matto, può ammazzare i poliziotti che incontra a Trieste o altrove. Dunque, il carcere? Macché, un istituto psichiatrico di quelli che oggi chiamano Rems e niente galera a vita come avrebbe meritato per il sangue versato.

I due poliziotti ammazzati qualche anno fa a Trieste da un “matto” non ricevono giustizia. Dal Paradiso si sono chiesti “che siamo morti a fare”. Perché poi bisogna intenderci bene: chiunque ammazza non ha le rotelle a posto. Con questa logica in carcere chi uccide non ci resterebbe mai….

Assolto il “matto” di Trieste

Alejandro Meran – 32enne di origini domenicane – ammazzò i due poliziotti, Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, durante una sparatoria in Questura a Trieste il 4 ottobre 2019. Venerdì sera la sentenza lo ha assolto perché non imputabile. La testa non gli funziona. Non ci voleva un processo per capirlo, bastava vedere le salme degli agenti uccisi.

Ora stanno tentando di tenerlo in carcere, a sentenza emessa, con qualche espediente giuridico. Ma il solo fatto che un animale del genere non debba scontare con la galera i due omicidi connessi è qualcosa che fa ribollire il sangue. Le strane leggi di questo nostro Stato paiono consentire anche roba del genere.

Il dolore atroce delle famiglie

Rimane il dolore atroce delle famiglie di quei ragazzi che volevano servire uno Stato che non riesce a curarsi di loro neppure in un palazzo di giustizia. Non è il migliore degli esempi che si possano lanciare alla società il rischio che un assassino possa lasciare il carcere.

Ci saranno pure quelle che i dotti chiamano le condizioni giuridiche ma noi non riusciamo a rassegnarci all’idea dell’ impunità per delitti così drammaticamente efferati.

Andateglielo a raccontare ai colleghi delle vittime, che ogni giorno incrociano matti e delinquenti pronti a fare del male e a sparare verso di loro. Questa sentenza ha fatto male a tutti, perché se questa è la giustizia c’è davvero da chiedersi dove andremo a finire. Quei due ragazzi sono al camposanto, la società italiana al macero.