Maxi operazione contro il clan Demce: estorsioni e incendi per i debiti di droga, 11 arresti a Roma e Cisterna di Latina (VIDEO)

Carabinieri Roma

Cocaina, fuoco e vendette a mano armata. La lunga ombra del clan Demce, uno dei gruppi criminali più feroci degli ultimi anni a Roma, torna al centro delle cronache. Dopo la condanna del boss albanese Elvis Demce, autoproclamatosi “Dio” e già a capo della cosiddetta “batteria di Ponte Milvio”, l’inchiesta si allarga: 11 persone sono state arrestate tra Roma, Rossano, Reggio Calabria, Cisterna di Latina e Bovalino. Sono accusate di traffico di drogaestorsioni e incendi dolosi. La sentenza di Cassazione, arrivata a fine maggio, aveva già inchiodato Demce e il suo eterno rivale Ermal Arapaj, detto “Ufo”, protagonisti di una guerra sanguinosa per il controllo dello spaccio tra Roma e i Castelli.

Questa nuova ondata di arresti, firmata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, nasce da un appello accolto dalla DDA: dietro l’apparente calma, i sodali di Demce continuavano a gestire partite di cocaina, hashish e marijuana tra le province di Roma e Latina, spostando tonnellate di droga tra maggio 2020 e marzo 2021. In quel periodo sono stati trafficati 338 kg di cocaina, 1510 kg di hashish e 70 kg di marjuana.

Minacce, incendi e pistole puntate alla testa

Oltre al traffico di droga, sono emersi episodi da film criminale. In un caso, per estinguere un debito, tre uomini hanno dato fuoco a una sala scommesse e poi minacciato di morte il debitore: così hanno incassato 80mila euro e un orologio di lusso. In un altro episodio, un cliente della cocaina è stato rapito e portato in una pineta, dove gli hanno puntato una pistola alla testa per fargli sborsare 50mila euro. Stessa cosa per un altro uomo, costretto a pagare 108 mila euro sempre per un debito di droga.

La lotta tra Demce e Arapaj

La faida tra Demce e Arapaj è al centro della vicenda. Quando Demce finì in carcere, Arapaj provò ad allargarsi ai Castelli Romani: un affronto pagato con sangue e minacce. “Io sono Dio. Quando parlo, sono la Cassazione” diceva Demce nelle intercettazioni. Ora è in cella con 15 anni da scontare, Arapaj ne ha presi 10 e due mesi, ma le loro reti continuano a muoversi nell’ombra.