Maxi parcheggio interrato in centro, doppio ko del Campidoglio, il Tribunale: “Roma ha affidato i controlli al costruttore”
Roma, il Campidoglio incassa un doppio ko dal Tribunale (in soli due anni) sul maxi parcheggio interrato previsto sotto Piazza dei Prati degli Strozzi, in una zona centrale e delicata della Capitale. Il punto che fa più rumore, politicamente parlando, è questo: secondo i giudici, Roma ha gestito la vigilanza sul cantiere – sollecitata dai cittadini, a cui il Tribunale ha dato già ampiamente ragione una prima volta nel 2023 – in modo che non apparisse davvero indipendente. Al centro della contestazione c’è l’“alta sorveglianza” dei lavori, un compito che spetta al Campidoglio. Per i ricorrenti (e per il TAR, che dà loro ragione una seconda volta con sentenza del 24 dicembre 2025) il tecnico chiamato a controllare per conto del Campidoglio il cantiere non era una figura scelta dal Comune tra soggetti terzi. Ma sarebbe un professionista collegato alla parte interessata ai lavori, ossia al consorzio edile.
La novità del 2025: annullate le carte del Campidoglio
La sentenza più recente porta di conseguenza una novità netta: il Tribunale ha annullato le due note con cui Roma aveva provato a chiudere il caso dopo le prime richieste e proteste dei cittadini. Tradotto: quelle “spiegazioni” del Campidoglio del 6 e 7 dicembre 2023 non valgono più. Il Tribunale riconosce che il Comune di Roma , dopo una precedente condanna, ha agito.
Però aggiunge il punto che fa male politicamente: ha agito male, con valutazioni ritenute insufficienti e con un’impostazione che non convince: vi sarebbe stato un conflitto di interesse.
“Al riguardo – scrivono i giudici nella sentenza – i ricorrenti si dolgono della circostanza per la quale il tecnico chiamato a svolgere l’attività di alta sorveglianza in ordine all’esecuzione dei lavori non sia stato scelto da Roma Capitale tra soggetti terzi rispetto alla vicenda per cui è causa, ma tra i tecnici della controinteressata, cosicchè “il tecnico designato e incaricato dalla controinteressata [Enrico Bentivoglio sarebbe] divenuto in luogo dell’Amministrazione ma con la sua condiscendenza, il controllore dell’operato tecnico della controinteressata”.
Per questo motivo, il Tribunale ha disposto anche una condanna a carico di Roma e dell’azienda edile pari a 9mila euro. Una cifra molto alta, per i canoni del Tar del Lazio. La responsabilità politica del controllo errato, ricade, ovviamente, sulla Giunta capitolina: sindaco Gualtieri e assessore all’Urbanistica Veloccia.
Il parcheggio di Roma centro in pillole
Il parcheggio era stato autorizzato con Permesso di Costruire n. 435/2009 (Sindaco Alemanno) per un parcheggio a 4 piani interrati. Poi modificato nel 2011 (sempre Alemanno) arrivando a un impianto complessivo da 5 livelli (quattro sotto terra e uno fuori terra). Infine “ridotto” nel 2020 (Raggi) a un solo piano interrato. Dopo la sentenza del TAR sul “silenzio” colpevole del Campidoglio del 2023, il Comune risponde con la nota del 6/12/2023 e con la nota del 7/12/2023, ma la nuova decisione del Tribunale (sollecitata dai residenti) annulla entrambe e impone al Campidoglio di rifare verifiche e controlli in modo più solido e soprattutto indipendente e imparziale.
Cosa cambia davvero per Roma e i romani: adesso il Campidoglio deve fare verifiche “serie”
La sentenza di quest’oggi – è giusto sottolinearlo – non dice “il parcheggio è abusivo”, “vi sono errori” o cose del genere. Ma una cosa altrettanto pesante: i controlli del Comune sollecitati dai cittadini (con la spinta dei giudici del 2023) non reggono, le verifiche condotte sono insufficiente e appaiono poco indipendenti. Quindi Roma Capitale dovrà tornare sul dossier, verificare meglio e decidere con atti più solidi. Significa controllare se ciò che si sta realizzando corrisponde davvero a quanto autorizzato e se le autorizzazioni “vecchie” possono ancora sostenere un progetto cambiato negli anni. E soprattutto significa scegliere controlli terzi e credibili, perché in centro storico e nelle aree sensibili la fiducia pubblica è parte della partita.
Il nodo “progetto cambiato”: non si può trattare come una semplice correzione
Nel ragionamento del TAR c’è un altro tema che interessa i cittadini più di mille sigle: nel tempo il progetto è passato da una versione “maxi” a una versione molto più ridotta. Per il Tribunale, questo salto non è una limatura. Ma un cambiamento sostanziale che richiede controlli più severi e carte più robuste. In mezzo ci sono anche i vincoli legati ai parcheggi “di pertinenza” e il rispetto delle regole che permettono certe opere in deroga: quando la catena documentale è debole o generica, il Comune di Roma non può limitarsi a prenderla per buona. Deve verificare, bene, in modo indipendente, e, se serve, intervenire con rigore. Senza sotterfugi.
