Meloni all’esame del Parlamento: nel discorso un manifesto sul programma di 5 anni

Il presidente Giorgia Meloni è al lavoro dopo l’insediamento di ieri a Palazzo Chigi, il primo Consiglio dei ministri del Governo e l’incontro informale con il presidente francese Macron. Il presidente del Consiglio ha lavorato anche oggi sui dossier al centro dell’agenda politica e sta mettendo a punto il discorso che terrà domani alla Camera per chiedere la fiducia dell’Aula di Montecitorio. L’intenzione del presidente del Consiglio è quella di tracciare un manifesto programmatico che ambisce ad essere la base di lavoro di un’intera legislatura, a conferma della natura fortemente politica del Governo e con l’obiettivo di dare seguito concreto e attuazione agli impegni assunti con i cittadini italiani in campagna elettorale. Lo riferiscono fonti di Palazzo Chigi.
L’appuntamento è alle 11 a Montecitorio: il presidente del Consiglio si presenterà alla prima vera prova in Parlamento, dove può comunque contare su una maggioranza solida. E farà un discorso “di ampio respiro”, che toccherà tutte le questioni fondamentali, la condanna della Russia per la guerra in Ucraina, i rapporti con l’Europa, le ricette economiche anticrisi.

I numeri del governo Meloni
Domani, comunque, numeri blindati alla Camera. La maggioranza di centrodestra potrà contare, infatti, su 237 voti (236 se escludiamo quello di Lorenzo Fontana, presidente, che per prassi non vota): i 118 dei deputati di FdI, i 66 della Lega (65 senza il vicesegretario del Carroccio), i 44 di FI e i 9 della componente del Misto di Noi Moderati. Ai nastri di partenza a dire sì a Meloni dovrebbe essere quindi il 59% degli eletti, mentre l’opposizione dovrebbe raggiungere quota 157: sono 69, infatti, gli iscritti al gruppo Pd, 52 al M5s, 21 ad Azione-Iv, 12 i deputati dell’alleanza Verdi-Sinistra e 3 quelli di +Europa. Potrebbero astenersi, invece, i tre parlamentari delle Autonomie.
Maggioranza meno granitica, ma altrettanto solida in Senato. I gruppi di centrodestra, infatti, possono contare su 116 senatori su 206: 63 sono quelli di Fratelli d’Italia, 29 quelli della Lega, 18 gli iscritti a Forza Italia e 6 al gruppo “Civici d’Italia – Noi moderati – Maie”. Anche in questo caso il presidente Ignazio La Russa, in quota FdI, per prassi non dovrebbe esprimersi, ma la maggioranza – con 115 preferenze – dovrebbe agevolmente superare la metà più uno dei componenti fissata a quota 104, mentre le opposizioni ai nastri di partenza si fermano a 79 voti (38 del Pd , 28 del M5S, 9 di Azione-Iv e 4 della componente Alleanza Verdi-Sinistra del Misto).