Mentana, la Regione Lazio si arrende ai comitati per il “no” e blocca la costruzione dei forni crematori

forno crematorio mentana
Quando si dice l”unione fa la forza. Il mese scorso il comune di Mentana, in provincia di Roma, ha deliberato una proposta di partenariato pubblico-privato per la realizzazione e la gestione di un forno crematorio nell’area cimiteriale .Da allora  i cittadini preoccupati si sono mobilitati dando vita al comitato No Forno Crematorio, manifestando e raccogliendo oltre cinquemila firme in pochi giorni chiedendo la sospensione della delibera. Le preoccupazioni dei cittadini sono molteplici, perché molteplici sono gli aspetti coinvolti in questa vicenda. Quali sono le motivazioni del “NO” , cosa chiedono i cittadini? Il comitato denuncia la sua preoccupazione per la salute pubblica ed il rischio ambientale legati a questo impianto.

Il forno crematorio previsto nell’area cimiteriale centrale

Il tempio crematorio verrebbe realizzato all’interno dell”area cimiteriale centrale, che si trova a brevissima distanza da abitazioni private, scuole, aree verdi e case di riposo, con conseguenti danni per la salute dei cittadini. Danni causati dalle emissioni di polveri e sostanze potenzialmente nocive  prodotte dalla combustione, che cadrebbero sulla popolazione mentanese da un comignolo di ben quindici metri nel centro cittadino. Malgrado la mobilitazione (senza precedenti a Mentana) e le proteste dei cittadini, l’amministrazione comunale persevera in questa direzione senza ascoltare la popolazione, ignorando completamente le loro istanze.

La reazione della popolazione

La risposta dei consiglieri comunali non si è fatta attendere, presentando il 5 febbraio la richiesta di convocazione di un consiglio comunale straordinario e urgente, allegando la motivazione per la revoca della delibera 4 relativa alla proposta di affidamento e concessione del forno crematorio a Mentana. I consiglieri comunali Eugenia Federici, Viviana Carbonara, Maurizio Petrocchi, Marco Cecillo Lodi e Giancarlo Coltella  evidenziano che a seguito dell’approvazione della delibera la comunità mentanese ha reagito con mobilitazioni, contestazioni e una copiosa raccolta firme. La protesta è fondata sul timore per i rischi alla salute legati all’impianto.

Quali sono in concreto i rischi prospettati

Un impianto crematorio raggiunge temperature di 800-1000°C. L’incenerimento delle salme, delle bare, dei vestiti e di eventuali accessori genera diverse sostanze tossiche, quali materiale particolato  fine/ultra fine, monossido di carbonio comparti organici volatili, metalli pesanti. Poi sono emessi mercurio, zinco e altre sostanze nocive. Secondo sentenza del Consiglio di Stato, i forni crematori sono industrie insalubri di prima classe, come gli inceneritori. C’è un vuoto normativotale da lasciare nell’incertezza la giusta e necessaria tutela della salute pubblica. La legge del 2001, che ha reso legali le cremazioni in Italia, prevedeva entro tre mesi dalla entrata in vigore, un decreto ministeriale per dettare le norme realizzative e di sicurezza degli impianti.

C’è un evidente vuoto normativo

Ma a oggi il decreto del ministero della Sanità in cui definire le norme tecniche per la realizzazione dei crematori non è ancora stato emanato. Non risulta adottato dalla Regione Lazio il piano per le emissioni di questi impianti, regolamentate dalla Aua (autorizzazione unica ambientale) e soggette alle prescrizioni in materia di emissioni gassose in atmosfera, che sarebbe dovuto entrare in vigore entro tre mesi dalla legge 130. Ancora una volta, anche a fronte di proteste, dubbi e vuoti normativi l’amministrazione comunale sceglie di bocciare la mozione che chiedeva la revoca della delibera. Questo però non ferma i cittadini che decidono di rivolgersi alla giunta regionale.

L’intervento del consigliere Rotondi

Il 21 febbraio su sollecitazione di Comitato, il consigliere regionale Marika Rotondi insieme al collega Capolei ha presentato una interrogazione alla giunta affinché vigili e faccia verifiche sulle procedure in atto. Chiedendo se, in attesa che si approvi il Piano regionale di coordinamento per la realizzazione di nuovi impianti crematori, la Regione sia intenzionata a limitare la proliferazione incontrollata di queste opere. La Rotondi comunica che grazie all’ascolto dei territori ed alla tempestività dell’interrogazione siamo arrivati a discutere in aula un emendamento che stabilisce la sospensione dei procedimenti autorizzatori in corso, e la realizzazione di nuovi impianti crematori su tutto il territorio regionale, nonché l’adozione di un Piano regionale di Coordinamento.

Bloccata per un anno la costruzione di nuovi impianti

Il 14 marzo arriva l’ufficialità. La Regione Lazio approva un emendamento che blocca la costruzione di nuovi impianti crematori e i progetti con iter costruttivo in corso, compreso quello di Mentana, per i prossimi dodici mesi in tutto il Lazio. Tra le ragioni della delibera di gennaio si adducono motivazioni come la  comprovata fattibilità e interesse pubblico, idoneità alla corretta gestione e manutenzione, fruizione da parte della popolazione e maggiori entrate nelle casse del Comune. Ma l’unico interesse tutelato è quello del privato che a fronte di una spesa per la realizzazione stimata in tre milioni di euro, avrà introiti per circa un milione di euro l’anno per trenta anni, bruciando circa duemila salme provenienti da ogni dove.

Un settore da riordinare da capo

Insomma, più che un beneficio si prospetta un danno economico per una città a forte vocazione naturalistica e turistica, con il conseguente rischio di affossarne l’economia. Anche per queste ragioni i consiglieri comunali contrari al forno crematorio, hanno presentato una nuova proposta di revoca alla delibera. Per disposizione di legge deve essere convocato il consiglio comunale entro 20 giorni. La protesta non si fermerà e l’attenzione non calerà, bisogna mettere ordine in questo settore che in tal modo si presta a speculazioni senza scrupoli. Purtroppo questo è il nuovo business, bisogna vigilare e legiferare per scongiurare il pericolo che sulla “terra di nessuno” piombino avventurieri e sciacalli.