Menzogne sulla Meloni: come mai “Repubblica” aveva verbali segreti? Chi glieli passa?

“Bene ha detto oggi Giorgia Meloni, rispondendo alle infamanti e false accuse contenute in un articolo pubblicato da Repubblica, che non ci faremo intimidire. E’ oltremodo grave che l’unica leader dell’opposizione da settimane sia al centro di attacchi, quasi a confermare una strategia volta a silenziare chi ha deciso per il bene dell’Italia e degli italiani di non aderire a un governo che giorno dopo giorno si mostra come una prosecuzione del precedente, fallimentare, Esecutivo. Piuttosto viene da chiedersi come Repubblica fosse in possesso di un verbale segreto, che poi viene così impunemente dato in pasto a tutti”. Lo dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Luca Ciriani.
Solidarietà alla Meloni da tutto il partito
“Solidarietà a Giorgia Meloni per l’infamante articolo pubblicato da La Repubblica che tenta di colpire l’unica leader dell’opposizione. Un killeraggio giornalistico che si spiega soltanto con l’intento di colpire Giorgia Meloni, i cui consensi e l’apprezzamento tra gli italiani sono costantemente in crescita. Fratelli d’Italia come ha dimostrato coraggio nel dire no al ‘governo de la qualunque’, rimanendo unica voce dell’opposizione, farà altrettanto contro chi non fa giornalismo ma soltanto l’utile idiota dei poteri forti”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanchè.

Rampelli: “Repubblica” ha attivato la macchina del fango
Interviene anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. “È molto grave che a 7 anni di distanza da un’inchiesta giudiziaria, in assenza di qualunque indagine a carico di Giorgia Meloni o mia, ritenendo evidentemente i giudici inquirenti del tutto infondate le accuse a noi lanciate da tal pentito Agostino Riccardo, uno dei più autorevoli quotidiani italiani pubblichi stralci della deposizione surreale di un balordo, attivando una macchina del fango contro due rappresentanti dell’unica opposizione in questo momento esistente nel Parlamento italiano”. È quanto dichiara il deputato Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.
Un racconto esilarante quanto inventato
“Esprimendo tutta la mia solidarietà a Giorgia Meloni per questo ennesimo e ridicolo attacco, stavolta condito con esilaranti scene alla Dylan Dog (35mila euro in contanti, cifra buona per inondare di manifesti la città di Latina per 10 anni, una super busta del pane come contenitore, un auto berlina ovviamente nera, la classica stazione di servizio in zona Eur… mancava solo un agente segreto con impermeabile bianco che legge un giornale per passare inosservato) ribadisco quanto segue. Eletto nel 2013 nei due collegi elettorali di Lazio 1 e Lazio 2 ho dovuto optare per il primo facendo entrare il candidato di Latina e dando un enorme dispiacere al mio amico fraterno Marco Marsilio perché Fdi aveva raccolto l’1,95% e totalizzato soli 9 deputati.
35mila euro? Inondare Latina di manifesti per 10 anni…
Di questi io e Giorgia già rappresentavamo la città di Roma mentre Latina fu il capoluogo di provincia dove prendemmo il quoziente più alto d’Italia, l’11%. Era impossibile non premiarla con un seggio e in tal senso il partito decise”. “Io -prosegue Rampelli- non ho mai ricevuto alcuna minaccia, a questo punto dico con rammarico. P perché se le avessi ricevuta avrei fatto l’esatto opposto e Marsilio non avrebbe saltato una legislatura. Peraltro rammento che Fdi chiese e continua a chiedere ai suoi candidati l’esibizione dei certificati dei carichi pendenti e del casellario giudiziale e a raccogliere tutte le necessarie informazioni sull’onorabilità dei suoi rappresentanti”.
Rampelli: Non ci intimidiscono, querelo anche io “Repubblica”
“Pasquale Maietta all’epoca dei fatti non era stato neppure lontanamente lambito da indagini giudiziarie. Risultava dunque perfettamente idoneo, altrimenti non gli avremmo fatto fare nemmeno il portiere di una sezione territoriale. È da quando ho 15 anni che ricevo minacce e intimidazioni, anche da organizzazioni terroristiche, talvolta concretizzatesi in violenze fisiche e morali”. “È certificato dalla mia storia che tiri dritto a ogni costo di fronte alle pressioni e alle prepotenze. Se fossi un pallone gonfiato ne racconterei a decine, ma oggi, stanco delle contumelie seriali querelo anche io Repubblica. Proprio perché questa infamia è un’intimidazione e deve trasformarsi in boomerang per chi cerca di usarla come una clava”, conclude Rampelli.