Metro C più lenta di un calesse. A piazza Venezia cadono gli alberi ma non arriva il treno

La metro C è più lenta di un vecchio calesse. O di una botticella trainata da un cavallo e dedicata ai turisti che si vogliano godere un giro panoramico della città. Al netto delle proteste degli animalisti, delle ordinanze della Raggi e delle temperature africane di questa prima parte d’estate. Ma la velocità della metropolitana a cui ci riferiamo in questo caso è quella dei lavori. Perché sembra proprio che per arrivare dalla fermata Colosseo a piazza Venezia ci vorrà molto più tempo del previsto. E che le cose non stessero andando proprio per il verso giusto si è visto anche recentemente. Con quell’albero caduto che ha fatto tanto discutere. Anche se ovviamente la prima cittadina ha detto che la colpa era di quelli di prima. Stavolta però per eventuali ritardi e aumento dei costi chi amministra dovrà prendersi le proprie responsabilità. Infatti sembra che le promesse della sindaca e i fondi stanziati dal governo non bastino a garantire l’apertura nei tempi previsti della stazione. E il nuovo asfalto sulla piazza forse si vedrà solamente nel mese di ottobre.

Piazza Venezia ‘impacchettata’, si lavora su metro C e sanpietrini. Ma sui tempi della stazione è ancora notte fonda 

Sarà un’altra stazione archeologica bellissima ed unica al mondo. Così aveva parlato Virginia Raggi. In occasione dell’inaugurazione nel 2018 dell’ hub di San Giovanni e parlando della futura attestazione della linea C a Piazza Venezia. Ma in realtà su questa nuova stazione non ci sono certezze. Nonostante le rassicurazioni del Campidoglio e i fondi stanziati dal governo. I carotaggi effettuati al centro della piazza sarebbero terminati, e questa è una fortuna. Per evitare  almeno che altri alberi cadano sui poveri automobilisti in transito. Per il resto però è notte fonda. In realtà questa stazione ha sempre rappresentato un problema, con il quale si sono scontrati i diversi sindaci che hanno amministrato Roma. Perché la profondità della linea qui è notevole, oltre 40 metri. E con la lunghezza della banchina di 120 metri come previsto da progetto lo scavo sarà di particolare impatto. In un’area archeologica delicatissima. Tanto che per rendere realizzabile l’opera si penserebbe addirittura di rinunciare alle scale mobili. Puntando solo su ascensori veloci di ultima generazione. Ma ci sono anche tutte le altre prescrizioni e norme di sicurezza da rispettare. Oltre ai costi astronomici. Che da Colosseo a piazza Venezia supererebbero la cifra fantascientifica di 500 milioni di euro a chilometro. Chissà se la Raggi tutto questo lo sapeva. Prima di annunciare trionfalmente successi che per ora sono solo sulla carta.

Nuovo manto stradale forse a ottobre. 200 giorni per levare i vecchi sanpietrini, pulirli e rimetterli in sede

A piazza Venezia la pavimentazione rimarrà quella originale. Cioè con i sanpietrini. A differenza di quanto avvenuto a via Nazionale dove i ‘serci’ tanto cari ai Romani sono stati sostituiti con una lingua di anonimo asfalto. Ma per i lavori serviranno oltre 200 giorni. Quindi a conti fatti circa sette mesi. Siccome quattro ne sono già passati è presumibile che al netto di possibili sorprese e ritardi il cantiere venga tolto verso fine ottobre. A quel punto tutti i sanpietrini dovrebbero essere stati puliti, levigati e rimessi in sede con una opportuna sigillatura. E una patina drenante che li renderà meno scivolosi quando piove. Il progetto in realtà era già nei cassetti del Campidoglio da dieci anni, e quindi la Raggi se lo è ritrovato bello e pronto. Ma almeno questo, la sindaca dovrebbe essere in grado di inaugurarlo. Per il taglio del nastro della stazione archeologica di Piazza Venezia invece ci sarà ancora molto da aspettare.

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