Minacciare Salvini e la sua famiglia “non è reato”. Il leader della Lega: “Se minacciava il giudice che succedeva?”

Gli insulti via social al leader della Lega Matteo Salvini non costituiscono diffamazione: lo ha stabilito il Gip del Tribunale di Frosinone che ha archiviato il caso per particolare tenuità del fatto. In sostanza quegli insulti non erano cosi gravi da configurare un reato. Che cosa diceva il post? “A Salvini gli devono piazzare una bomba che gli fa saltare casa con i figli e quella troia della compagna. Così magari si cuce la bocca su certe tematiche questo fascista di merda”.
Come riporta l’emittente ciociara TeleUniverso, i fatti risalgono al 13 maggio scorso quando un giovane ferentinate scrisse una frase sui social network in cui attaccava pesantemente il politico. L’autore degli insulti è un 23enne di Ferentino. Mentre era in aeroporto a Ciampino, al giovane, pronto per ripartire e raggiungere l’Irlanda dove lavora, è stata notificata l’elezione di domicilio, denunciato per diffamazione aggravata nei confronti di Salvini.

Dopo l’avviso di garanzia, tramite il suo legale, l’avvocato Antonio Ceccani, aveva scritto una lettera indirizzata al leader della Lega: il giovanotto si era detto pentito per quel post subito censurato, tra l’altro, dai suoi genitori. Poi – attraverso l’avvocato Ceccani – si era scusa con Salvini e con la sua famiglia: aveva ribadito le scuse anche attraverso un video. Il pm aveva chiesto l’archiviazione proprio per particolare tenuità del fatto. I legali di Salvini si erano opposti ipotizzando anche l’istigazione a delinquere o la minaccia aggravata. Nelle scorse ore è arrivata la decisione del Gip: caso chiuso. Matteo Salvini ha commentato con un post eloquente su Instagram: Giustizia? Se ad essere minacciato fosse stato il giudice, secondo voi avrebbe assolto o condannato?