Mobilità, l’ultima idea della Raggi. Fondere Roma metropolitane e Agenzia, ma i sindacati insorgono

L’ultima idea della giunta Raggi per venire a capo del nodo delicatissimo dell’efficientamemto delle aziende partecipate nel settore trasporti, si chiama fusione. Ed e’ stata illustrata direttamente dall’assessore al bilancio Lemmetti, nel corso dell’ultima commissione mobilità. Alla presenza di diversi consiglieri di opposizione e di maggioranza, tra i quali anche il presidente Enrico Stefano. La Corte dei Conti ci stimola a trovare un percorso di razionalizzazione, la sintesi del pensiero di Lemmetti. Che riduca il numero delle società partecipate rispetto alle tre attuali (Atac, Roma metropolitane e Roma servizi mobilità ndr). E che riesca a contenere i costi. Per questo, ha continuato l’assessore grillino, stiamo pensando di iniziare dalla fusione di Roma Metropolitane con Roma servizi. Visto che Atac è soggetta a concordato fallimentare. E finché questa pratica non si sarà chiusa, non è possibile operare trasformazioni societarie. Procederemo in tempi brevi, ha concluso lo stesso Lemmetti. Facendo intendere che la decisione sia stata in qualche modo già presa.

Ma l’annuncio a sorpresa non ha convinto tutti i presenti. Le opposizioni innanzi tutto, ma anche i sindacati. Che hanno esplicitamente parlato di una ‘ipotesi scioccante’. Con il rischio di stipendi saltati e di cassa integrazione. Vediamo perché.

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I nodi della mobilità preoccupano la giunta. Ma la fusione tra le aziende non piace a lavoratori e sindacato

Tre aziende che si occupano della mobilità a Roma sono troppe. Questo in sintesi il pensiero dell’assessore ai trasporti della Raggi Gianni Lemmetti. Riflessione stimolata anche, si fa per dire, dai conti in rosso di Atac. E dalle osservazioni della Corte dei Conti. Sullo sfondo, il concordato fallimentare dell’azienda di via Prenestina, che deve essere onorato. Pena il fallimento. Ma che appare sempre appeso a un filo, specie dopo l’epidemia da covid 19. Che ha ridotto drasticamente i ricavi del trasporto pubblico. Così, si cerca di risparmiare sull’organizzazione complessiva del comparto. Ma i sindacati sono preoccupati, come sempre quando si parla di razionalizzazioni. E di riduzione dei costi. Perché il timore, è che queste operazioni vengano fatte sulla pelle dei dipendenti.. Specie per quanto riguarda Roma metropolitane, società in liquidazione. Con stipendi e premi pagati a singhiozzo. E un destino incerto per i circa 150 lavoratori rimasti. Il tutto, mentre a livello manageriale non si è badato a spese. Proprio in Atac ad esempio, con la recente nomina di una folta pattuglia di dirigenti esterni. Ecco perché prima di parlare di fusioni, tutti vogliono vedere le carte. E conoscere il piano industriale. Per evitare salti nel buio, e un nuovo ricorso alla cassa integrazione.

Fratelli d’Italia a fianco dei lavoratori del trasporto. Basta manager esterni super pagati

Fratelli d’Italia si è schierata a fianco dei lavoratori del TPL di Roma. Chiedendo innanzi tutto alla giunta e alla Raggi di ridurre gli sprechi. Prima di avventurarsi in percorsi dall’esito incerto. Come è stato per il concordato di ATAC, o la messa in liquidazione di Roma metropolitane. E come potrebbe essere con la futura fusione tra due delle tre aziende partecipate nel settore trasporti. “Vedremo come il sindaco Raggi giustifichera’ la raffica di nomine di consulenti esterni. Una vera e propria struttura di staff composta da nove professionisti esperti nelle gestione di aziende a disposizione dell’Amministratore Unico”, aveva attaccato nei mesi scorsi il capogruppo di FDI in Campidoglio Andrea de Priamo.

“Con tutte le professionalita’ interne che ha Atac, i dirigenti e i quadri, a cosa serviranno questi nuovi consulenti? Come spieghera’ al personale viaggiante che ci sono i soldi per pagare i super manager ma non per incrementare il servizio con piu’ corse e piu’ autobus, per garantire a bordo dei mezzi piu’ sicurezza anche sanitaria in questa fase di sviluppo dell’epidemia?” Critiche che si erano estese anche alla nomina del nuovo direttore generale Franco Giampaoletti. E che ora sono più che mai attuali. A fronte di un progetto di fusione che sta preoccupando e non poco sindacati e lavoratori.

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