Molesta una cliente 17enne del minimarket: arrestato bengalese

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Quando ha visto entrare in negozio una 17enne, ha iniziato a molestarla pesantemente al punto che le urla della giovanissima cliente hanno attirato l’attenzione degli altri presenti corsi ad avvertire i carabinieri e i militari dell’Esercito in servizio nella vicina metro Laurentina.

E’ successo ieri pomeriggio in un minimarket di via Vigna Murata. L’uomo, un 47enne del Bangladesh, è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata in danno di minore.

Da Tor Carbone al Pigneto: illegalità diffusa

I minimarket sono diventati durante il lockdown al centro di diversi fatti di cronaca. Lunedì scorso, verifiche mirate hanno riguardato i minimarket nella zona del Pigneto. La polizia locale ha scoperto un gruppo di 5 persone intente a giocare e bere alcol nel piano sottostante di un minimarket, all’interno dei locali dell’esercizio adibiti a magazzino. Tutti i presenti sono stati sanzionati per violazione delle regole anti-Covid e nei confronti del gestore dell’esercizio, oltre le sanzioni previste per le irregolarità accertate, è scattato il provvedimento di chiusura di 5 giorni.

Minimarket trasformato in bisca o in farmacia abusiva

A metà gennaio il precedente riguardante gravi irregolarità. Cibo scaduto, alimenti non tracciabili, e molto altro. Con queste accuse un esercizio commerciale gestito da un cittadino del Bangladesh è stato sanzionato dagli agenti dell’VIII distretto Tor Carbone. Nel corso di un controllo all’interno del minimarket i poliziotti hanno trovato prodotti ortofrutticoli privi dell’indicazione relativa alla vendita, categoria ed origine e 22 prodotti di genere alimentare posti alla vendita oltre la data di scadenza.

Alcuni minimarket si sono trasformati anche in farmacie abusive. Ai primi di febbraio, i finanzieri hanno sequestrate migliaio di pillole illegali contro il Covid. All’interno di un minimarket ubicato nei pressi di via dell’Omo e gestito da un cinese, le Fiamme Gialle del 3° Nucleo Operativo Metropolitano hanno infatti scovato, tra gli alimenti esposti per la vendita, oltre 2000 prodotti tra pastiglie, pillole, composti di erbe e tisane provenienti dalla Cina, con etichette prive di traduzione in lingua italiana.