Monterotondo, ricercatrice va in vacanza e fa morire la madre invalida di stenti: si apre il processo a Roma, la 50enne programmava la fuga

Tribunale di Roma

Una villetta a Montelibretti, una madre invalida e senza assistenza, una figlia che se ne va in vacanza con i figli. Quando i carabinieri fanno irruzione nell’abitazione, è troppo tardi: l’anziana – che viveva con la figlia – è morta di stenti, senza cibo né cure, sola, dimenticata. Ora, a un anno dall’arresto, la figlia Antonella Marrella, 50 anni, ricercatrice e madre di due bambini, andrà a processo per omicidio volontario aggravato. La prima udienza è fissata per il 24 giugno davanti alla Corte d’Assise di Roma, e promette di sollevare interrogativi dolorosi su genitorialità, disagio mentale e fallimenti istituzionali.

Il piano di fuga: la parrucca per mimetizzarsi

L’arresto della figlia è avvenuto nel luglio scorso, dopo che i Carabinieri di Monterotondo hanno ricostruito la vicenda. Antonella Marrella si sarebbe allontanata per una vacanza in Abruzzo con i figli di 7 e 15 anni, lasciando l’anziana madre 84enne, invalida, senza cure, senza cibo né possibilità di comunicare. Una scelta che per la Procura di Tivoli – con il pubblico ministero Guerra – equivale a una condanna a morte.

All’inizio la donna era finita agli arresti domiciliari, ma è poi stata trasferita nel carcere di Rebibbia, a Roma, dopo che, durante una perquisizione, sono stati trovati appunti sospetti: sembrava infatti che la donna volesse pianificare la fuga, con tanto di parrucca e un articolato piano di evasione.

L’avvocato difensore: “Va valutato il suo stato psichico”

A difenderla ci sono gli avvocati Antonino Castorina e Davide Barillà, che puntano tutto sul profilo psicologico della donna. Hanno già depositato la lista dei testimoni e sono in attesa della perizia neuropsichiatrica redatta da due consulenti di parte, autorizzati a incontrare Antonella Marrella in carcere. Secondo il legale, la donna sarebbe stata psicologicamente instabile, a causa di un mix di pressioni: un procedimento pendente al Tribunale dei Minori per la valutazione delle sue capacità genitoriali, una relazione tossica e violenta con l’ex compagno e una situazione familiare già nota ai servizi sociali.

“Soffre in carcere e pensa ai figli ogni giorno”

“Vive la detenzione con estrema sofferenza. Pensa costantemente ai suoi bambini – spiega l’avvocato Antonino Castorina – ed è stata anche oggetto di intimidazioni da parte di altre detenute”. Una condizione che, secondo i difensori, va tenuta in considerazione in aula. “La nostra priorità – conclude il legale – è far emergere la verità oltre la tragedia. Questa vicenda ha segnato profondamente troppe vite”.

Il processo che si aprirà il 24 giugno a Roma non sarà solo un giudizio su un’accusa gravissima, ma anche uno spaccato su ciò che può accadere quando fragilità personali, solitudine e mancanza di supporto si intrecciano senza controllo. Sullo sfondo restano due minori e una domanda pesante: quanto poteva essere evitato?