Morto a 97 anni il pittore e scultore astratto Paolo Schiavocampo. Fu allievo di Manzù

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Il pittore e scultore Paolo Schiavocampo, esponente di spicco dell’Informale, protagonista di una lunga e complessa ricerca sul linguaggio plastico baricentro della sua ricerca espressiva, è morto a Milano venerdì 14 gennaio all’età di 97 anni. La cerimonia funebre dell’artista di fama internazionale, riferisce l’Adnkronos, si terrà domani al cimitero di Lambrate. Era nato a Palermo il 6 novembre 1924 e dal 1948 viveva e lavorava a Milano. Le sue opere sono conservate presso numerose istituzioni culturali tra cui il Musei Civici di Pavia, la Pinacoteca di Macerata, la California State University di Los Angeles, il Museo di Gibellina (Trapani), il Museo di Bochum. Alcuni suoi lavori sono confluiti nella Raccolta Feierabend presso il Museo Mart di Rovereto (Trento).

Iniziò la carriera artistica a Roma

Numerosi sono gli interventi monumentali realizzati dall’artista su committenza pubblica. Tra i quali quelli per le piazze di Rapolano Terme (Siena) e di Gibellina, le “sculture ambientali” per la Fiumara di Antonio Presti a Santo Stefano di Camastra (Messina), la grande Fontana a Vada (Livorno), l’opera emblema della Fondazione Floriani di Milano (L’albero della vita), il Kunstzone del Parco di Hattingen, in Germania, e la Fontana Rondò di Sesto San Giovanni. Paolo Schiavocampo riceve i primi significativi stimoli artistici a Roma. Lì, dopo il liceo, si iscrive alla Facoltà di Architettura. Durante questo periodo romano si avvicina all’astrattismo postcubista del gruppo Forma1 e di Fronte Nuovo delle Arti, oltre a interessarsi alle poetiche informali di Afro e Alberto Burri.

A Brera Schiavocampo seguì le lezioni di Giacomo Manzù

Prosegue gli studi in Architettura a Milano e parallelamente si iscrive prima all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ha come maestro Bruno Saetti, dal quale assimila la tecnica dell’affresco. E poi all’Accademia di Brera, dove segue tra gli altri l’insegnamento di Giacomo Manzù. Al 1950 risale la partecipazione alla Mostra Nazionale della Giovane Pittura Italiana, tenutasi a Roma. Qui Schiavocampo inaugura la sua carriera con la presenza in prestigiose rassegne, nazionali e internazionali. Nel 1953 debutta con una personale al Centro Sociale Urbano “Ludovico il Moro” di Milano, che precede la mostra del 1955 alla Galleria Bergamini. Dove espone dipinti dalle forme realiste, che presentano già suggestioni informali ed espressioniste astratte, veicolate allora in Italia dall’opera di Emilio Scanavino.

A New York lavorò sulle carrozzerie delle auto da corsa

Nel 1959 stringe un forte sodalizio con il collega e amico Gianni Brusamolino, con il quale condividerà per i quattro anni successivi lo studio di via Borromei a Milano, e con Carlo Nangeroni, il quale andrà a formare con i primi uno storico terzetto. È questo il periodo in cui Schiavocampo svolge una profonda revisione critica che si svincola dalla realtà visiva quale origine della creazione artistica e approda alla scoperta “nell’io profondo della vitalità primordiale necessaria per comunicare”. Giunto a tale consapevolezza espressiva, nel 1963 prende studio con Nanni Valentini e Pino Spagnulo. Nel 1964 si reca a New York, dove con l’amico Salvatore Scarpitta lavora sulle carrozzerie di auto da corsa. Esperienza che lo conduce a conoscere il fenomeno aerodinamico e gli permette di introdurlo da elemento plastico nel linguaggio della scultura.

Le problematiche connesse al linguaggio plastico

In questo periodo conosce anche l’ambiente avanguardistico della città e sarà la mostra dei collages del 1965 alla galleria “Il Naviglio” a tracciarne gli esiti formali. Da questo momento in avanti la riflessione sulle problematiche connesse al linguaggio plastico sarà centrale nella sua opera. Negli anni Ottanta giunge così a fondare la Scuola di Scultura a Serre di Rapolano, in provincia di Siena, quale moderno modello di “bottega”, orientandone la ricerca artistica verso l’esplorazione della spazialità plastica. Nel 1987 Schiavocampo conosce Antonio Presti, importante rappresentante del mecenatismo siciliano. Inizia un sodalizio che lo condurrà a eseguire opere monumentali che, inserite nel contesto della Fiumara d’Arte, costituiscono il manifesto di una lunga riflessione sul dialogo che l’opera d’arte istituisce con l’ambiente naturale.

Negli anni Novanta lavorò in Germania

Negli anni Novanta Schiavocampo è attivo in Germania. Qui nel 1992 ottiene l’incarico per la progettazione della Kunstzone del Parco di Hattingen, inaugurato quattro anni dopo. Il progetto scultoreo riceve da subito ampio consenso. E, nel marzo 1993, il riconoscimento istituzionale da parte del presidente Johannes Rau presso il Ministerium für Angelenheiten di Bonn. Anche in Italia l’attenzione per la ricerca plastica di Schiavocampo lo porta, nel 1999, a vincere il concorso per la realizzazione di una grande fontana pubblica a Sesto San Giovanni in piazza IV Novembre, la Fontana Rondò, ideata e realizzata con l’architetto Pierluigi Marchesini Viola e la scultrice Jelena Tipic.

La grande personale di Schiavocampo a Massa nel 2016

Nel 2000 inaugura una nuova poetica, gli “Arazzi”, stabilendo un dialogo tra la precedente ricerca informale e una nuova prospettiva compositiva. Riprende la serie dei “Cementi”, valorizzandone le componenti espressive e sviluppandone la declinazione narrativa. Che trova forma compiuta negli ultimi cicli progettuali, esposti nel 2015 alla galleria Heart di Vimercate, collegata con il Museo Must. Questi due momenti poetici hanno raccolto l’attenzione del Centro Studi Milano ‘900. Il quale, con il progetto curatoriale “La stanza dell’arte”, ne ha illuminato i nuovi elementi espressivi. Offrendo una selezione rappresentativa del percorso definito dalle opere più recenti. Progetto curatoriale che si è concluso con la personale “Paolo Schiavocampo tra energia e Materia (2010 – 2016)” dedicatagli presso il Palazzo Ducale di Massa nel 2016.