Natale sulla barella: 758 persone in attesa di ricovero nei Pronto Soccorso del Lazio (in attesa dell’Umberto I bis)


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Altro che luci e panettoni: alla vigilia di Natale, nei Pronto Soccorso del Lazio il problema non è “l’attesa”, è il posto letto che non c’è. Il conteggio del monitoraggio regionale in tempo reale parla di 758 persone in attesa di ricovero (da questo link potete controllare i dati in diretta, dal sito Sanità regione Lazio): pazienti già visti, già trattati, ma ancora “parcheggiati” in area emergenza. La Regione quel monitoraggio lo pubblica da anni come strumento di trasparenza. Ma la trasparenza, da sola, non sposta una barella.

Non è sfortuna: è una pressione che cresce tutto l’anno

Per capire se 758 è un picco o il sintomo di una febbre cronica, basta guardare la massa che ogni anno passa da lì. Nel 2024, secondo i dati regionali, nei Pronto Soccorso sono state curate 1.712.897 persone: tradotto, circa 4.680 accessi al giorno. Un fiume continuo, che a dicembre diventa piena: influenza, fragilità, pronto soccorso usato come scorciatoia quando il territorio non regge. E ogni piena, se i letti a valle sono pochi, finisce per esondare nei corridoi.

La “media annuale” che nessuno dice: 664 ricoveri al giorno

Ecco la chiave politica: non è solo quanta gente entra, ma quanta deve essere ricoverata. Nel 2022 gli accessi in PS nel Lazio sono stati 1.591.649 e l’incidenza di ricovero è stata 15,2%, cioè 242.481 ricoveri: in media 664 ricoveri al giorno. In più, per “mancanza di posto letto”, ci sono stati 30.041 trasferimenti in un’altra struttura: circa 82 al giorno. Se oggi parliamo di 758 in attesa, significa che l’ingorgo supera la “portata” quotidiana media.

La Regione rivendica tempi migliori, ma restiamo oltre le 21 ore

La Giunta rivendica miglioramenti: nel 2024, dice, i pazienti hanno atteso in media 1 ora e 44 minuti in meno rispetto al 2022, e il tempo medio “dalla visita al ricovero” è sceso del 7,5%. Bene. Ma attenzione alla realtà: stiamo parlando comunque di oltre 1.285 minuti, cioè più di 21 ore. Un giorno intero in Pronto Soccorso prima di andare in reparto. A Natale, con personale sotto pressione e reparti pieni, quel giorno diventa un imbuto.

I numeri oscillano, l’emergenza resta: ieri 731, oggi verso 800

Chi prova a liquidare tutto come “allarmismo” dovrebbe guardare l’andamento: non è un numero fisso, ma una forchetta che si muove pericolosamente in alto. Un esempio recente: 731 pazienti risultavano “in attesa di ricovero o trasferimento” in una mattina di crisi, sempre secondo il monitoraggio regionale. Oggi lo spunto parla di 758: il messaggio è identico, cambia solo la tacca del termometro. Se balliamo tra 700 e 800, non è un raffreddore: è un sistema che lavora senza margine.

La politica delle inaugurazioni contro la politica dei posti letto

Qui sta la stoccata: la Regione può aprire nuove aree, tagliare nastri, parlare di “rafforzamento” dell’emergenza o solo preannunciare l’avvio del cantiere nel 2027 del nuovo Umberto I. Finché mancano letti, personale e filtri territoriali, il Pronto Soccorso resta l’ultima diga. E quando la diga tiene, è grazie a chi lavora dentro, non ai comunicati. Il Lazio ha scelto la strada della dashboard pubblica: utile, sì. Ma la domanda vera è politica e brutale: quanti posti letto in più, quante dimissioni protette, quanta medicina sul territorio servono per evitare che il Natale finisca in corridoio?