Nel famoso hotel di Anzio due tunisini ‘protetti’: il Prefetto di Roma li aiuta, ma con grosso ritardo

Nel famoso hotel di Anzio due tunisini ‘protetti’, probabilmente ex membri dei servizi segreti: il Prefetto di Roma li aiuta, ma solo con grosso ritardo e solo dopo che i due sono ricorsi all’aiuto del Tribunale. Due cittadini tunisini hanno dovuto ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio per ottenere ciò che la legge già garantiva loro: l’accesso al sistema nazionale di accoglienza per richiedenti asilo. Nonostante avessero presentato regolare istanza secondo quanto previsto dal decreto legislativo 142 del 2015 e dall’articolo 5 del decreto-legge 130 del 2020, la Prefettura di Roma, che rappresenta sul territorio il Governo nazionale, ha mantenuto un silenzio ingiustificato, lasciando i richiedenti senza una risposta per mesi. L’inerzia dell’amministrazione è stata oggetto di censura da parte del Tar, che ha preso atto della situazione solo dopo l’intervento dei legali dei due stranieri.
Accolti ad Anzio, ma solo dopo la causa contro il Prefetto di Roma
La svolta è arrivata nei giorni scorsi, quando i giudici amministrativi, in sede cautelare, hanno ordinato l’ammissione dei due tunisini al circuito di accoglienza. La Prefettura ha eseguito il provvedimento soltanto in un secondo momento, trasferendoli presso un noto Hotel di Anzio situato non distante dalla riserva naturale di Tor Caldara. Un’accoglienza tardiva, dunque, che ha evitato la prosecuzione della causa ma non ha cancellato la lunga attesa e il mancato rispetto delle tempistiche previste dalla normativa.

Silenzio istituzionale e costi giudiziari evitabili: Anzio apre il suo hotel tre stelle
Il Tribunale ha preso atto del sopravvenuto ingresso dei ricorrenti nella struttura di accoglienza, dichiarando formalmente la “cessazione della materia del contendere”. Tuttavia, la sentenza non ha mancato di evidenziare l’iniziale ritardo della Prefettura, che ha agito solo dopo l’inizio del procedimento legale. Le spese processuali sono state compensate tra le parti, ma resta il problema di un’amministrazione che si muove troppo lentamente, anche in casi che riguardano diritti fondamentali e situazioni di vulnerabilità.
Il caso di Anzio riflette criticità più ampie, da Anzio al Governo nazionale
L’episodio non è isolato. Il caso dei due tunisini evidenzia un problema sistemico legato alla gestione dell’accoglienza in Italia. Il meccanismo previsto per offrire protezione ai richiedenti asilo si inceppa troppo spesso, a causa di ritardi burocratici o di silenzi amministrativi che costringono gli interessati a rivolgersi alla giustizia. L’intervento del Prefetto, pur risolutivo, è avvenuto solo a seguito di un ordine del tribunale, segno di una risposta istituzionale tardiva e inefficace.
L’accoglienza in hotel a Anzio: una scelta straordinaria
Il trasferimento presso l’Hotel di Anzio, una struttura rinomata sul litorale laziale, non è casuale. Si tratta infatti di una delle tante strutture ricettive trasformate, in emergenza, in centri di accoglienza straordinaria. Una soluzione temporanea adottata spesso in assenza di alternative più adeguate. Il ricorso agli hotel come sedi di prima accoglienza solleva interrogativi sull’efficienza e sulla sostenibilità del sistema nel suo complesso, che appare in affanno nel gestire un flusso costante ma non straordinario di richieste.
Il ruolo della giustizia come garante dei diritti
In definitiva, la sentenza del TAR non solo chiude un contenzioso, ma solleva una riflessione importante sul ruolo della magistratura amministrativa nel garantire diritti che, in teoria, dovrebbero essere già garantiti dall’apparato pubblico. Il caso dei due cittadini tunisini accolti ad Anzio diventa così simbolo di un sistema che, troppo spesso, funziona solo se spinto da una decisione giudiziaria. Una realtà che chiede riforme strutturali e maggiore efficienza da parte degli uffici preposti all’accoglienza dei migranti.
