Nel Lazio mancano i tamponi per chi lavora in corsia

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Emergenza nell’emergenza. Per non perderne cento rischiamo di perderne mille. I contagi tra gli operatori sanitari crescono senza sosta. Sono quasi 5000 i medici e gli infermieri che hanno contratto l’infezione da covid-19. Rispetto al totale dei contagiati sono il 9% e il numero, fornito dall’ISS, è sottostimato perché non si è proceduto ad effettuare il tamponea tutto il personale sanitario (dati riportati sul Sole 24 ore sanità).

Tantissimi sanitari contagiati

Il quadro che sta emergendo consente di mettere in evidenza gli errori grossolani che sono stati commessi. Forti dell’esperienza cinese e consapevoli dell’emergenza incombente (come risulta dal documento del 31 gennaio scorso pubblicato in Gazzetta Ufficiale), occorreva proteggere adeguatamente i professionisti sanitari facendo il tampone a tappeto. Cosi non è stato per il timore di indebolire gli organici e questo ha contribuito a diffondere l’infezione alla velocità della luce in tutte le strutture ospedaliere.

Un altro errore micidiale è stato quello di non dare indicazioni precise sull’uso dei dispositivi di protezione individuale. L’OMS ha agito presupponendo che in tutte le strutture sanitarie ci fosse un adeguato numero di dispositivi, mentre la realtà era ben diversa. Come abbiamo più volte denunciatomancano gel idroalcolico e mascherine. Ci si è concentrati di elaborare procedure e raccomandazioni per l’assistenza ai pazienti covid sospetti o confermati dimenticando completamente tutte le altre aree. Non a caso la Fondazione Gimbe, nella proposta di modifiche al documento ISS Covid-19 n. 2/2020, suggerisce di utilizzare la mascherina FFP2 o mascherina chirurgica da parte di tutti gli operatori sanitari perché molte epidemie ospedaliere che hanno coinvolto gli operatori sono partite proprio da reparti non dedicati a pazienti covid-19 (medicina, neurologia, ortopedia, lungodegenza, ecc.).

Confusione sulle mascherine

Molta confusione c’è stata anche sul tipo di mascherina da utilizzare. Molti “esperti” sostenevano che le mascherine non andavano usate costantemente (ricordate le critiche al Presidente Fontana che si presentò in TV con la mascherina). Ancor peggio la decisione di elevare a rango di DPI la mascherina chirurgica (anche senza marchio CE) quando è noto che non protegge adeguatamente gli operatori esposti al rischio di contagio mediante droplets e via aerea.

Intanto anche nella Regione Lazio continuano a registrarsi carenze di dispositivi di protezione. Gli operatori sanitari si sentono abbandonati. I tamponi non vengono effettuati su tutto il personale e si continuano a registrare ritardi che potrebbero avere conseguenze molto gravi mettendo in ginocchio il settore nel caso in cui dovesse registrarsi un aumento esponenziale dei contagi.

Lazio senza tamponi in corsia

E non sottovalutiamo un altro aspetto. Sono stati riconvertiti in tutta fretta reparti e strutture per ospitare pazienti covid positivi anche nel settore privato. Ma il personale è preparato per curare ed assistere questi pazienti? Queste strutture rispettano gli standard di sicurezza? Applicano le procedure in modo corretto? Hanno i dispositivi di protezione adeguati? C’è bisogno di risposte certe per evitare di mettere a rischio la salute dei lavoratori e dei cittadini.

Anche i sindacati e gli ordini dei medici e delle professioni sanitarie di Roma e Lazio sono scesi in campo denunciando in una nota congiunta che “è necessario e non più rinviabile, che la Regione Lazio adotti provvedimenti, secondo le linee guida internazionali, che rendano possibile l’effettuazione dei tamponi sul personale che opera nelle strutture sanitarie che abbia delle condizioni di alto rischio di infettività, individuate sulla base delle recenti linee guida Oms, anche asintomatici. È necessario inoltre dotare il personale del Servizio sanitario regionale, sia delle strutture pubbliche che private – scrivono sindacati e Ordini professionali – e il personale dei servizi appaltati che opera all’interno delle strutture, di idonei DPI”. Eccolo il Lazio senza tamponi…

Servono più  tutela e sicurezza

Insomma la confusione regna sovrana. Gli operatori sanitari vengono osannati come eroi, ma in realtà come vengono trattati? Il Governo li premia soltanto a parole. Sono in prima linea a lottare contro un nemico invisibile senza mezzi di protezione adeguati, così come i nostri soldati andavano in Russia con le scarpe di cartone. Gli infermieri vengono sfruttati dalle cooperative (bianche e rosse) a 10 euro netti l’ora. Finiamola con i proclami e passiamo ai fatti. Serve maggiore tutela sul fronte della sicurezza (DPI e tamponi in primis) e adeguati riconoscimenti economici per evitare che una volta spenti i riflettori tutto torni come prima, anzi, peggio di prima vista la crisi economica incombente.