Nel “manifesto per la nuova sanità” i medici attaccano duramente i partiti: il Covid non ha insegnato nulla?

“Esiste un’emergenza ospedali. Con Pronto soccorso allo stremo, liste d’attesa infinite e un continuo ricorso alle soluzioni estemporanee più fantasiose per tappare le falle di una nave che sta affondando. Poi esiste un’emergenza territorio, che la riforma finanziata con i fondi del Pnrr rischia di non riuscire a risolvere, in assenza di ulteriori investimenti a regime. Emergenze che tuttavia stentano a comparire tra gli interventi prioritari promessi dai partiti politici nella campagna elettorale in corso”. Lo denunciano i sindacati dei medici riuniti nell’Intersindacale, in rappresentanza di 120mila medici, veterinari e sanitari dipendenti Ssn, che hanno presentato un manifesto “per la nuova sanità” in 8 punti.
La tempesta perfetta del Covid ha mostrato le crepe
“Eppure, la tempesta della pandemia Covid-19 è stata perfetta, non risparmiando nessuna delle fragilità del nostro Ssn e del nostro sistema Paese. Ha retto, almeno in una prima fase, la cultura civile delle comunità e il lavoro di quanti sono rimasti, in primis medici e professionisti sanitari, in quelle trincee che non potevano essere abbandonate, pagando prezzi durissimi”. Lo ricordano i sindacati che sottolineano come il virus “ha funzionato da acceleratore di fenomeni esistenti cambiando radicalmente, e forse definitivamente, lo scenario in cui ci muoviamo”. “Oggi emerge la necessità di ricostruire un ambiente politico, sociale e culturale nel quale la tutela della salute come di tutto il sistema di welfare siano considerati fattori di produzione di ricchezza collettiva.

I medici: la cattiva tutela della salute pregiudica lo sviluppo di una comunità
Nella misura in cui lo stato di salute e di benessere fisico e psichico di una popolazione correlano direttamente con lo sviluppo sociale e culturale di un Paese – suggeriscono i sindacati -. Senza tacere gli effetti sull’economia, per la mole di Pil che tutto ciò che ruota intorno al mondo della salute muove in settori strategici e avanzati del nostro sistema produttivo. Ossia farmaci, device, ricerca, biotecnologie, robotica, digitalizzazione. Possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che la cattiva tutela della salute di una comunità ne pregiudica lo sviluppo, in termini civili ed economici”. “La sanità pubblica, equa, solidale e universalistica produce e non consuma ricchezza – rivendicano i sindacati dei medici -.
Italia fanalino di coda in Europa per la spesa sanitaria
La ricostruzione economica e sociale post Covid-19, tra crisi energetica e conseguenze della guerra in Europa, non deve farla slittare in basso nell’agenda delle priorità. Considerandola un oneroso capitolo di spesa del bilancio pubblico, a dispetto della sua mission di presidio di diritti fondamentali di ciascuno e di tutti. I dati dimostrano che l’Italia è fanalino di coda per quanto riguarda la spesa sanitaria in Europa. Per valori pro-capite a parità di potere d’acquisto (nel 2019 pari a 2.473 euro, a fronte di una media Ocse di 2.572 euro). E con un gap vertiginoso rispetto a Paesi di riferimento come Francia e Germania. Per quanto riguarda la percentuale sul Pil, l’Italia si pone invece leggermente sopra la media Ocse con una percentuale complessiva di 6,6%. Però, lontana mille miglia da Germania (11,7% del suo Pil) e Francia (11,2%)”.
Dopo la pandemia continua la fuga dei medici dagli ospedali
“Dopo la pandemia niente è cambiato. Continua la fuga dei medici dagli ospedali, continua la sofferenza del personale medico e sanitario, continua la sofferenza dei pazienti. I quali non trovano risposte alle richieste di cure in un sistema vicino al collasso. E senza differenze di latitudine”, avvertono le organizzazioni della dirigenza medica e sanitaria. “Siamo di fronte a un processo di consunzione della sanità pubblica, certificata dalla crisi dei pronto soccorso affollati di pazienti e deserti di medici. Alla quale serve un approccio di sistema che riconosca la medicina di prossimità e quella ospedaliera come due facce della stessa medaglia. E serva un sostanziale cambio di paradigma culturale, politico e organizzativo per invertire le curve di caduta della qualità e del consenso sociale”.
“La sostenibilità del servizio sanitario passa per la valorizzazione, l’autonomia e la responsabilità dei suoi professionisti. Perché parlare di sanità significa parlare di lavoro in sanità e parlare di lavoro significa parlare di capitale umano. È questo il passaggio necessario per chiunque abbia a cuore il presente e il futuro della più grande infrastruttura civile e sociale che questo Paese abbia costruito”, concludono i sindacati.