Nettuno, 600 metri quadri di pavimentazione abusiva intorno la villa vista mare: via alla maxi multa

Nettuno, l'area del centro e porto, foto Google Maps

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Nettuno, 600 metri quadri di pavimentazione abusiva intorno la villa vista mare: via alla maxi multa. Una vasta area asfaltata senza permesso intorno a una villa affacciata sul mare di Nettuno ha scatenato l’ennesimo caso di abuso edilizio nel litorale laziale.

Con una sentenza pubblicata nei giorni scorsi, il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha confermato la validità dell’ordinanza comunale n. 103 del 12 marzo 2019, con la quale era stata imposta una sanzione di 6.000 euro ai proprietari dell’immobile per interventi edilizi realizzati in assenza di titolo abilitativo.

I giudici hanno ritenuto infondate le contestazioni presentate dai ricorrenti. L’area interessata — oltre 600 metri quadri di superficie asfaltata — era stata pavimentata completamente, in contrasto con quanto previsto dagli strumenti urbanistici e in assenza dei necessari permessi edilizi.

L’abuso accertato a Nettuno: due abusi sulla villa vista mare

Due erano i principali abusi oggetto dell’ordinanza comunale originaria n. 72 del 17 ottobre 2016: un manufatto in legno ad uso ufficio di 9 metri quadri, poi demolito, e la contestata asfaltatura della particella 348, pari a circa 615 mq di pavimentazione.

I proprietari avevano ricevuto l’ordine di ripristinare lo stato dei luoghi entro 90 giorni. Tuttavia, secondo quanto accertato dal Comune, il ripristino sarebbe avvenuto oltre i termini previsti, rendendo quindi legittima l’emissione dell’ingiunzione sanzionatoria. La demolizione del manufatto in legno, secondo quanto emerso dagli atti, sarebbe stata comunicata solo il 10 luglio 2018, ben oltre la scadenza prevista dall’ordinanza.

Il Tar respinge il ricorso della villa di Nettuno

Il Tar Lazio – Sezione Seconda Quater, presieduto da Achille Sinatra con relatore Francesca Mariani, ha respinto in toto il ricorso presentato dai proprietari. Nessun vizio procedurale, secondo i giudici, né travisamento dei fatti.

La pavimentazione dell’intero lotto, secondo la sentenza, rientra chiaramente tra gli interventi che richiedono autorizzazione edilizia, indipendentemente dalle norme di attuazione del piano regolatore richiamate dai ricorrenti.

In particolare, il Tar ha chiarito che l’ordinanza di demolizione del 2016 non è mai stata impugnata, e dunque è divenuta definitiva. Di conseguenza, non è più possibile contestare, a distanza di anni, la natura delle opere realizzate o la necessità dei titoli abilitativi.

Il ruolo del Comune di Nettuno e l’assenza in giudizio

Curiosamente, il Comune di Nettuno non si è costituito in giudizio, ma questo non ha impedito al TAR di esprimersi nel merito. Secondo i magistrati, il Comune aveva comunque chiarito che i ricorrenti avevano demolito solo una parte degli abusi, lasciando intatta la pavimentazione e ripristinando i luoghi fuori termine.

La decisione ha inoltre ribadito un principio fondamentale: l’azione repressiva contro gli abusi edilizi è un atto vincolato. Ciò significa che l’amministrazione non è tenuta ad aprire un contraddittorio con i destinatari prima di adottare sanzioni o ordinare demolizioni. Nessuno spazio, dunque, per invocare violazioni procedurali per mancata partecipazione al procedimento.

Lo stato dell’arte sulle coste di Nettuno

Il Tar ha confermato la legittimità della multa e la validità dell’azione amministrativa, sottolineando che gli abusi edilizi non possono essere regolarizzati post-fatto attraverso contestazioni generiche o riferimenti normativi non pertinenti. Una sentenza che rafforza il principio secondo cui la tutela del territorio non ammette scorciatoie e che potrebbe avere ricadute anche su altri casi simili lungo la costa.

Con il rigetto del ricorso e nessuna condanna alle spese, il messaggio è chiaro: chi costruisce senza permessi, paga, anche se il Comune non si presenta in aula.