Niente incentivi extra ai lavoratori di Ama e Atac. I soldi servono per il covid

Linea dura dell’amministrazione capitolina contro bonus e incentivi alla produttività per i dipendenti delle aziende partecipate. E in modo particolare, per quanto riguarda Atac, Ama e Servizi per la mobilità. Le nuove direttive sono contenute in una memoria di giunta a firma dell’assessore al bilancio Gianni Lemmetti. Che prende spunto da quanto successo lo scorso anno. Quando l’amministratore unico di Ama Stefano Zaghis autorizzo’ un’indennita’ di 8 mila euro annui, retroattiva al 1 marzo, per tutti i capi area. Giustificata  dal fatto che sarebbero stati emolumenti aggiuntivi non elargiti ad personam. Ma strettamente connessi alle rispettive posizioni organizzative aziendali.

Ancora più recente il caso di Roma Servizi per la mobilità, dove i dipendenti hanno ricevuto un premio di 650 euro in aggiunta ai normali premi di produzione. Il perché lo hanno spiegato lo stesso Ad Stefano Brinchi e i rappresentanti delle sigle sindacali presenti in azienda. Ed è contenuto nell’accordo firmato dalle parti lo scorso 13 novembre. “A fronte dell’improvvisa e imprevedibile situazione emergenziale, con grande senso di responsabilità e di appartenenza aziendale», i dipendenti «hanno dimostrato grande capacità di adattamento e reazione alle nuove condizioni di lavoro, garantendo comunque elevati livelli di servizio e il raggiungimento delle attività e degli obiettivi indicati nel contratto di servizio col Comune di Roma» si legge nelle premesse del documento. Meritando così «in via del tutto eccezionale il riconoscimento di un ulteriore premio».

Il Campidoglio, tutti gli incentivi extra servono per l’emergenza covid. E per tre anni congela i ‘bonus’ ai dipendenti delle partecipate

Incentivi alla produttività e premi aziendali extra non si potranno più dare. Almeno per i prossimi tre anni. Questa la linea adottata con una memoria di giunta dall’assessore al bilancio di Roma Capitale Gianni Lemmetti. Che mette un freno alle prebende ‘elargite’ a vario titolo dai vertici di alcune partecipate ai dipendenti. Giustificate – almeno da parte di chi le aveva decise – dalla situazione emergenziale. E dall’ulteriore sacrificio richiesto ai lavoratori. Ma il Comune sembra avere un’idea del tutto diversa sulla vicenda. Il Campidoglio, si legge nel documento, «ritiene opportuno e necessario fornire indirizzo agli organismi partecipati di adottare politiche del personale non espansive in termini salariali. Salvo quanto previsti dal contratto collettivo di lavoro-normativa di primo livello». In sostanza, al di fuori di quanto già previsto dalla contrattazione nazionale, le aziende capitoline dovranno congelare gli stipendi che non potranno essere “rimpinguati” da aumenti, bonus e premi vari.

Una raccomandazione, quella fatta da Lemmetti, legata ufficialmente alla necessità di «non assorbire risorse a beneficio dei settori produttivi più penalizzati» dall’emergenza Covid. In considerazione del fatto che «gli organismi partecipati di Roma capitale, contrariamente a quanto avvenuto in altri settori produttivi, hanno tenuto indenni i propri dipendenti dai possibili rischi occupazionali e di sostanziale contrazione di reddito connessi alla difficile situazione economico-sociale». Adesso la palla passa alle aziende e al sindacato. Che certamente non rimarrà in silenzio.

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