No al coprifuoco, FdI all’attacco. E nel Lazio potrebbe passare alle 23

Fratelli d’Italia sta conducendo una battaglia senza sosta contro il coprifuoco. Forse, la misura meno compresa e comprensibile tra tutte quelle adottate durante questo lungo anno di lotta alla pandemia. Perché sinceramente non si capisce bene a cosa serva. E perché mai il contagio dovrebbe salire esponenzialmente nella seconda serata. Quando invece le scuole sono aperte. E tutte le mattine, milioni di persone salgono sugli autobus, sui treni regionali e affollano le metropolitane. Con il problema del potenziamento del trasporto pubblico, che in molti comuni come a Roma, è rimasto al palo. Purtroppo però, almeno finora il governo di fare retromarcia sull’obbligo di rincasare alle 22 non ne ha voluto sapere. E le varie mozioni e ordini della giorno sul tema sono stati sempre bocciati. Adesso però sembra che le cose possano cambiare, con l’arrivo della bella stagione. E i progressi che si stanno registrando sul fronte delle vaccinazioni. Anche se lo stesso generale Figliuolo si è affrettato a precisare, come il tema delle chiusure serali non competa alla struttura commissariale. Come dire, ci deve pensare la politica. Mettendo a frutto le evidenze scientifiche di queste ultime settimane. Così il governatore leghista del Friuli  Venezia Giulia Massimiliano Fedriga ha convocato la conferenza delle Regioni e delle Province autonome, di cui è presidente. Dando una chiara indicazione all’esecutivo. La prudenza va bene, ma adesso i ristoratori devono lavorare. E rivedere i limiti del coprifuoco, sembra essere il primo passo.

Niente caffè al banco, danno da 150 milioni. E sul no al coprifuoco si spacca il governo

Coprifuoco, Fratelli d’Italia chiede di riaprire subito senza limiti di orario anche la sera. Per la Regione si può provare alle 23

Fratelli d’Italia sta chiedendo insistentemente di togliere completamente il coprifuoco. Misura giudicata inutile ai fini della riduzione del contagio. E punitiva per i ristoratori. Così sono stati presentati ordini del giorno e mozioni a tutti i livelli, dal Parlamento ai consigli comunali. E sul tema si è spesa direttamente anche la leader di FDI Giorgia Meloni. Alla fine però, la soluzione proposta dal governo alle Regioni potrebbe essere quella di un compromesso. Con la possibilità per i ristoranti di restare aperti fino alle 23. Consentendo almeno alle famiglie e agli avventori di terminare con calma la cena. Il ‘privilegio’ però, si fa per dire, toccherebbe solo alle zone gialle e bianche. Con un indice di contagio inferiore ad uno, e una condizione tranquilla nelle terapie intensive. Requisiti ai quali oggi il Lazio potrebbe rispondere, come ha spiegato lo stesso assessore Alessio D’Amato. Infatti sul territorio, l’indice di contagio si è attestato a circa 0.9. E i letti per i pazienti covid più gravi sono occupati con una percentuale inferiore al 30%.

Dalla metà del mese quindi, si potrebbe registrare questa prima parziale novità. Aspettando di capire se sarà possibile mangiare anche al chiuso, in caso di freddo o maltempo. Altra richiesta di centinaia di locali, specie nel centro di Roma. Che hanno ridotto la capienza e si sono messi in sicurezza. Ma che non avendo tavoli all’aperto, almeno per ora restano drammaticamente chiusi.

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