Non c’è Speranza per 70 lavoratori Agenas: protesta davanti al ministero

A Roma protesta dei lavoratori precari dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, davanti il ministero della Salute. “La lotta per prorogare i contratti dei 70 lavoratori precari, scaduti il 31 dicembre scorso, e individuare un percorso chiaro e definito per la loro stabilizzazione all’interno di Agenas, va avanti”. Il motivo della protesta, che si aprirà alle 11 sotto la sede del dicastero in via lungotevere Ripa, è chiarito dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. “Arriveremo allo sciopero dei lavoratori dell’Agenzia nazionale, il 22 gennaio”, hanno annunciato Giancarlo Cenciarelli, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio a fine anno.

Speranza
Il ministro della Salute, Roberto Speranza si è dimenticato dei lavoratori Agenas

L’indifferenza del ministro Speranza su precari Agenas

“E’ una vergogna che in piena pandemia e all’inizio della campagna di vaccinazione anti Sars-Cov2, si lascino a casa i 70 lavoratori che, insieme ai colleghi, mandano avanti l’agenzia incaricata di coordinare e fare controlli sui sistemi sanitari regionali – denunciano i segretari generali di categoria – Torniamo a protestare contro l’indifferenza dei vertici dell’Agenzia e l’inerzia del ministero della Salute, Roberto Speranza. Alle blande rassicurazioni non è seguito nulla di concreto, lasciando iniziare l’anno nel peggiore dei modi a 70 lavoratori e alle loro famiglie”.

“Chiediamo rispetto delle professionalità, e scelte chiare e trasparenti sulle risorse umane – continuano i segretari generali. Mentre si avviano altri rapporti di consulenza, ci si ‘dimentica’ di prorogare i contratti di chi svolge, da precario, anche da 10 anni e più, al fianco degli altri colleghi, un ruolo fondamentale all’interno dell’Agenzia. Tutti i lavoratori – concludono i sindacalisti – hanno maturato i requisiti per la stabilizzazione ex legge Madia: è inaccettabile rinunciare alla loro professionalità e indebolire in questo modo il sistema sanitario: la salute delle persone non si protegge con gli slogan, ma con la qualità e la stabilità del lavoro, l’organizzazione e gli investimenti. A partire da quelli sul personale”.