Sono giorni che Zingaretti, sia come segretario del Pd sia come presidente della Regione Lazio, attacca la Lombardia. Ma come si permette? Lui che ancora non ha fatto arrivare i dispositivi di sicurezza nel Lazio, quando tutte le altre regioni li hanno reperiti. Lui che ha smantellato ospedali nella regione e non li vuole riaprire. Lui che insieme con i suoi compagni ha dileggiato il governatore Fontana perché indossava una mascherina. Lui che dal 31 gennaio, giorno in cui fu dichiarata l’emergenza, ha sottovalutato, sminuito e negato la pericolosità del coronavirus. Lui che non ha aggiornato il Piano per le pandemia regionale e che a tutt’oggi non riesce a fronteggiare l’emergenza, come testimoniano medici, farmacisti, infermieri, autisti dell’Atac, dipendenti Ama, forze dell’ordine che non hanno le dotazioni necessarie.
Zingaretti diceva: “Non c’è nessun pericolo”
E’ bene ricordare cosa ha fatto, anzi cosa non ha fatto, e cosa ha detto in queste drammatiche settimane. E’ anche grazie a politici come lui se gli italiani hanno dovuto subire e ancora subiranno le conseguenze del più grande dramma della storia dal dopoguerra. Nel video che proponiamo è ben riassunta la coerenza di Zingaretta e dei suoi degni compagni. I suoi sproloqui iniziarono a MIlano, quando ancdò a prendere l’aperitivo sui Navigli per dimostrare che il coronavirus non esisteva. E lo disse sghignazzando. “Bisogna ovviamente isolare i focolai ma non bisogna distruggere la vita e diffindere il panico”, disse. proprio ciò che lui e il suo governo hanno fatto.
“Abbiamo 80mila pazienti: solo 2 col coronavirus…” e giù risate
Poi disse che l’unico virus è il razzismo, ovviamente. Ma si superò quando disse: “Non c’è nessun pericolo, non diffondiamo allarmismo. Noi nel Lazio ora gestiamo circa 80mila pazienti: due di coronavirus, quindi,…”, e sghignazzò. E aggiunse che stavano combattendo la vera battaglia di curare le persone della normale influenza stagionale, “che come impegno è molto più complessa”. Ma poi, qualche settimana dopo, evidentemente qualcuno gli spiegò come stavano le cose. Allorasi accorse, bardato con mascherina davanti a una delle tendopoli che aveva messo davanti agli ospedali, che il morbo esisteva. E lo deninì “questo terribile virus”. Ma vergognati.