Non solo Caivano. Moltissime le periferie luoghi-non luoghi in tutta Italia, da nord a sud

Caivano è una di dieci, venti, cento periferie d’Italia tutte uguali. Le unisce un tratto comune sul quale si reggono in bilico palazzoni grigi senza terrazzi e cassonetti dell’immondizia dati alle fiamme nel tentativo di liberarli da montagne di rifiuti che non ritira più nessuno. Non solo Caivano, dove i fari si sono accesi per lo stupro di due cuginette di 10 e 12 anni. E dove non bastò, sette anni fa, che una bambina di 6 anni volasse giù dall’ottavo piano di un palazzo dopo esser stata violentata. Nella Capitale c’è Tor Bella Monaca, dove un sacerdote che spende la sua vita nel tentativo di redimere i giovani spacciatori del quartiere, martedì scorso è scampato a un investimento solo grazie all’intervento del suo agente di scorta. Dove i ragazzi vendono droga in pieno giorno, seduti sui muretti di box sgangherati, accomodati su aiuole che emanano fetore.
E poi San Basilio, divorata dalla droga con ragazzini e anziani insospettabili assoldati per fare le vedette, la Tiburtina dove la fabbrica dell’ex Penicillina abbandonata è una enclave abitata da stranieri irregolari più volte sgomberati.

A Napoli ci sono Scampia e Marcianise
A Napoli, non lontana da Caivano, c’è Scampia, con le sue Vele (quattro su sette abbattute per combattere il degrado) fonte d’ispirazione per la Gomorra della tv. C’è Marcianise, culla di pugili, dove lo sport e le palestre provano a strappare alla strada con la nobile arte i ragazzi per renderli campioni. Più giù il quartiere Zen di Palermo, dove la droga è l’ufficio di collocamento per tanti disoccupati e giovanissimi e dove si registra uno dei tassi di abbandono scolastici più alti d’Italia. Sempre in Sicilia, nella parte sud ovest di Catania, c’è Librino, progettato dall’architetto giapponese Kenzo Tange e dilaniato dalle occupazioni abusive come quella del noto “palazzo di cemento”, epicentro di spazzatura e criminalità.
Quartieri-banlieue anche a Milano. Torino, Genova
Il degrado delle periferie è una piaga che sanguina da Torino e Milano, passando per Padova e Genova. All’ombra della Mole Antonelliana si estende Porta Palazzo, la piazza del mercato principale della città, il cui cortile usato come base per i pusher sgomberato recentemente. E ancora, il bronx o barbon city di Milano, Quarto Oggiaro: una distesa di alloggi popolari, dove un mese fa un ragazzo è stato accoltellato in strada per una sigaretta e i ragazzini sono spesso leve del traffico di stupefacenti.
Le barriere antispaccio di Padova
A Padova le palazzine di via Anelli, protette da barriere antispaccio, sono state per anni il fulcro di droga e prostituzione. Ormai in fase di ristrutturazione, come pure Begato, nella periferia nord di Genova, un tempo chiamato il quartiere dei morti ammazzati, da un anno oggetto di un restyling con la demolizione della Diga Rossa e della Diga Bianca, i due palazzi simbolo dell’edilizia popolare anni ’70 e del degrado. (di Silvia Mancinelli)