Nuovo codice della strada: i ministri si alzano lo stipendio per “pagarsi l’autista”
Dopo l’entrata in vigore delle nuove modifiche al codice della strada nel nostro Bel Paese, lo scorso 14 dicembre 2024, l’ansia è alle stelle per tutti gli utenti della strada. A tutti i possessori di un veicolo, stradale o nautico o spaziale che sia, è sopraggiunto lo stesso pensiero, soprattutto ora che ci troviamo a ridosso delle festività natalizie.
Un pensiero simile a una cometa che porta la buona novella in mezzo alla fitta foschia di tutte le sanzioni messe in atto per l’inconsapevole utente della strada. E il pensiero è il seguente: ‘’Mi serve un autista’’. Qualcuno che possa guidare al posto mio, soprattutto durante le sante feste che incalzano. Del resto, non vorremmo mica trasgredire il terzo comandamento che ci impone di santificarle, quelle feste. Strani tempi questi, in cui la Chiesa e il buon Francesco rappresentano alcune delle ali più progressiste della nostra politica, ovviamente al netto di diverse secolarizzazioni. Ma ritorniamo al punto: serve un autista che venga pagato per il suo ferreo e spudorato wellness, che abbia il proprio organismo intonso da ameno 20 giorni da qualsiasi tipo di evidenza dionisiaca. Un autista meticolosamente selezionato per la sua mania di custodire il proprio corpo come fosse un tempio. Un autista pagato per condurre un’esistenza Zen.
Ironizziamo, ma non troppo
Ebbene, lo stesso pensiero deve aver fatto capolino anche tra i membri del Governo Meloni, quando dopo aver stappato lo spumante per festeggiare le nuove modifiche al codice stradale hanno amaramente realizzato la situazione. Ma oramai avevano già buttato giù un paio di bicchieri e pertanto erano impossibilitati a muoversi.
Qualcuno di loro, poi, deve aver esteso la questione anche al prossimo futuro, chiedendosi come sarebbe stato possibile sopportare tutti i parenti durante i pranzi natalizi senza farsi qualche bicchiere. Ed ecco allora l’idea: aumentare lo stipendio a tutti quei ministri non parlamentari affinché tutta la squadra possa permettersi un autista 24 ore, senza essere toccati dalle nuove sanzioni previste dal codice della strada di matrice salviniana. Ma come dirlo? Come mascherarlo? La scusa arriva presto, ed è solita ripresa dal manuale del politico: “Lavoro tanto, ho tante responsabilità, ho bisogno di più soldi“.
A chi i diritti e a chi i doveri
Certo, giusto. Peccato che la stessa frase messa in bocca a qualsiasi cittadino italiano, in questo preciso momento storico, non farebbe una piega. Un momento in cui la disoccupazione giovanile è ancora alta e quei pochi che hanno finalmente iniziato a lavorare lo fanno sottopagati, con contratti grigi (famosissimo CoCoCo), condizioni difficoltose e scarse prospettive di crescita professionale. Senza contare la questione dei diritti, delle discriminazioni sul luogo di lavoro etc.
Addirittura, quei pochi coraggiosi che hanno deciso di rimanere in Italia investendo in un prodotto tanto sano quanto biologico, la cannabis light, per fare un esempio non casuale, si sono visti spesso trattare alla stregua di spacciatori, senza contare l’ansia e la paura di poter perdere il lavoro da un momento all’altro, quando il Governo ha fatto di tutto per demonizzare i loro prodotti. In molti denunciano ancora oggi clienti che si rifiutano di effettuare pagamenti elettronici presso i loro negozi di canapa, perché hanno “paura di essere tracciati e scoperti!“.
Ansia e paura: meglio di carota e bastone
Ansia e paura, strumenti sempre validi. Le multe, si sa, sono un ottimo deterrente e hanno la seconda grande virtù di portare soldi alle casse dello Stato. E anche questo non è un caso, forse.
Non è un caso perché su di un fronte completamente diverso, il Governo continua infatti a perdere soldi dalle sue tasche – e credibilità. In Albania si fatica a far partire i centri di accoglienza tanto voluti, e alcuni servizi recenti ne hanno messo a nudo tutta la futilità oltre che il dispendio economico. Due inviate della tv locale albanese Piranjat, come riportato nelle scorse settimane, si sono finte turiste e sono entrate in contatto con poliziotti, carabinieri e agenti penitenziari dei due centri voluti dal governo Meloni, i quali avevano dichiarato «Ci pagano per fare i turisti, è una perdita di soldi».
I loro racconti spaziavano tra gite e serate in discoteca. Ovviamente, gli agenti in questione erano assolutamente certi che il nuovo codice della strada non li avrebbe toccati in terra straniera, altrimenti sarebbe stato diverso! A questo punto, sia chiara una cosa: questo nostro gioco di spirito non è inconsapevole dei tanti incidenti stradali, delle morti e dell’alto tasso di rischio in strada in Italia. Siamo assolutamente convinti che la guida sia una cosa seria, perché in gioco ci sono le vite delle altre persone.
Norme tutte corrette?
Ma ci chiediamo semplicemente, per esempio, perché bisogna correre il rischio di farsi di ritirare la patente anche se si è sobri, freschi e lucidi, dal momento che alcune tracce di cannabis possono permanere dell’organismo per diversi giorni? Perché bisogna perdere la patente per aver goliardicamente accettato qualche tiro durante il fine settimana precedente? E rischiare, conseguentemente, di perdere il lavoro, perché senza patente alle volte non si raggiunge il posto dove svolgere la propria mansione, a causa di inadeguati mezzi di trasporto pubblico.
Non sarà forse sproporzionata come misura, ingiusta, dal momento che ciò che ci interessa è la sicurezza stradale, e quindi lucidità del conducente al momento della guida? Non sarà forse un’aggiunta forzosa data dalla frustrazione di essere stati bacchettati dal Tar quando si è cercato – per ignoranza o per astuzia elettorale – di equiparare la cannabis light alla cocaina? Ci chiediamo semplicemente, poi, se il dover pagare l’assicurazione, il casco, la messa a norma di monopattini che promettevano una vita più green e più economica, non stia diventando, ora, un appannaggio per soli abbienti.
Ci chiediamo semplicemente perché, mentre alcuni Paesi più progressisti, quali la Germania, in parte la Spagna e gli Stati Uniti, vedono nella cannabis non una droga, ma un sano e pacifico ricreativo, sottolineandone anche gli effetti benefici sulla psiche, noi continuiamo a fare passi indietro, verso l’oscurantismo dogmatico che tanto piace ai boomer. Ma ecco che subito arriva la risposta a tutto ciò, è sempre stata lì, davanti ai nostri occhi, basta consultare i dati anagrafici della nostra popolazione: forse perché questi boomer rappresentano la maggioranza qui, un Paese vecchio, stanco, che ha paura dei fratelli e delle sorelle che vengono d’oltremare e che possono, in realtà, rappresentare ad oggi l’unica occasione di redenzione, l’unica occasione per rigenerare, finalmente, un tessuto sociale ormai logoro, fatto di strane e ambigue nostalgie.
Claudio O. Menafra