Obliteratrice rotta, non pagano i biglietti. Coppia di anziani siciliani denuncia, trattati come ladri

Si erano recati a Roma in gita, quattro giorni a cavallo del ponte dell’Immacolata. Dalla loro Sicilia, per coronare il sogno di tutta una vita. Ma purtroppo Antonio D. e sua moglie sono incappati in una brutta disavventura. Infatti, come tantissimi turisti si sono mossi in autobus per la Capitale. Finché una mattina hanno preso il ‘mitico 64’, come lo ha definito proprio Antonio. Per recarsi in Vaticano e a San Pietro. Hanno acquistato regolarmente i loro biglietti in tabaccheria, e sono saliti in vettura. Peccato però che l’obliteratrice al momento di timbrare il ticket fosse rotta. Così la coppia ha rinunciato in buona fede alla timbratura. Ma ha commesso un errore. Perché a quel punto sarebbe stato necessario avvisare l’autista. E segnare a penna l’ora e l’annullamento sul biglietto. Certo, lo sbaglio c’è stato. Ma quello che ad Antonio e a sua moglie non è andato giù è il modo in cui sono stati trattati. Quando poche fermate dopo sono saliti sul mezzo tre controllori, due uomini e una donna. E una guardia giurata. Che non hanno voluto sentire ragioni. Multando la signora. Ma chissà perché, non suo marito. Prima di scendere al volo dalla vettura. Così come erano saliti.

Il racconto di Antonio e quei biglietti non pagati

“Per gli spostamenti, durante la gita, ci siamo sempre avvalsi dei mezzi pubblici. Il 9 mattina siamo saliti sul “mitico” bus 64, dopo aver comprato 2 biglietti di corsa semplice, come ogni mattina, in un tabaccaio di Corso Vittorio Emanuele II. Nell’atto di obliterare i biglietti mi sono reso conto che la macchinetta non funzionava, nel senso che non apponeva data e ora – racconta Antonio – così, ingenuamente, io e mia moglie, non avendo modo di segnare i dati a penna, abbiamo pensato di obliterarli in metropolitana, dato che dovevamo proseguire il nostro viaggio fino alla stazione di Sant’Agnese Annibaliano”.

Il loro errore, senza malizia, è stato quello di non comunicare il mancato funzionamento della macchinetta all’autista. Una dimenticanza dovuta alla distrazione del momento, tra una chiacchiera e il guardare fuori dal finestrino.

I controllori e la disparità di comportamento

“Poco prima della stazione Termini, è salito un “esercito” di 4 persone, due donne e un uomo, presumo dipendenti ATAC, e una guardia giurata: uso questa espressione, “esercito”, perché sono entrati con approccio da combattenti e quando è arrivato il nostro turno si sono “scatenati” non volendo sentire ragioni e spiegazioni: una di loro ha preso il mio biglietto, ha provato a obliterarlo e si è resa conto del guasto alla macchinetta, così ha apposto data e ora manualmente. Sembrava quindi tutto a posto, ma, se per me lo era, non era così per mia moglie: infatti la stessa persona ha dato disposizioni al collega di stampare il verbale, contestando l’omessa obliterazione a mia moglie”.

“Oggi, da casa, appena pagata la sanzione, stavo riflettendo su alcuni aspetti: perché il mio biglietto era regolare agli occhi di questi “angeli sterminatori” mentre quello di mia moglie no? Cioè: perché la stessa argomentazione è valida per uno e non per l’altro? Perché i controllori non si sono presentati con nome e cognome Perché non ci è stata data possibilità di fare dichiarazioni sul verbale? Perché, dopo aver stampato il verbale (in pochissimi minuti) alla prima fermata sono letteralmente scappati? Nel momento in cui un avvenimento così improvviso accade a due persone non preparate, non si riesce a trovare la prontezza per reagire, argomentare, spiegare, proprio perché manca la premeditazione. Non avevamo diritto ad essere trattati con rispetto e buona educazione? Perché tanta arroganza e ingiustificata prepotenza nell’esercitare un servizio utile per la collettività?”

Trattati come se fossimo dei ladri

“In quel momento – prosegue Antonio – era come trovarsi dentro l’arena, con il “pubblico” ignaro che gridava: dagli all’evasore” e questi…pubblici ufficiali che non si comportavano da tali, bensì condivano la loro spettacolare performance con spinte (spinte, proprio così) e con ammiccamenti e frasi offensive. Per la prima volta nella nostra vita ci siamo sentiti due ladri e ci siamo profondamente vergognati e ci vergogniamo tuttora. Adesso riaffiora il senso d’impotenza ed è una condizione insopportabile”.

Antonio poi conclude. “Roma non merita di essere rappresentata da figure così, perché l’immagine della città eterna, oltre che con l’efficienza dei servizi, si misura anche con queste vetrine importantissimeMi vergogno e stavolta non solo per me stesso e per mia moglie, ma come cittadino italiano”.