“Ofcs report”: Mentre l’Italia si avvita sulle amministrative, Draghi vola in Israele a cercarci il gas

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La missione del premier Draghi in Israele sotto i riflettori di Ofcs Report, il Focus sulla sicurezza. La visita di Draghi raccontata sul sito. che riproniamo. “Mario Draghi vola in Israele e lascia la politica italiana con il pallottoliere in mano a far di conto tra elezioni comunali e referendum. Il Premier ha concluso ieri la due giorni di incontri a Gerusalemme per discutere di gas da importare dal Paese e di Ucraina. Mentre la politica italiana era intenta ad analizzare i voti nelle città, Draghi ha dato la sensazione di avere tutt’altro da fare che interessarsi alle beghe che affliggono i partiti. Nonostante le minacce, più o meno velate, alla tenuta del suo governo, l’ex governatore della Bce è partito per andare a contrattare forniture di gas da Israele per diminuire la dipendenza di Italia e Ue dalla Russia, incassando la disponibilità di Gerusalemme.

Sul tavolo dei colloqui gas e guerra in Ucraina

Whatever it takes anche stavolta? Non lo sappiamo, ma di certo nella logica draghiana la sconfitta non è contemplata, dicono, se non come ultima ratio. Nelle stesse ore a Gerusalemme era presente  anche Ursula Von der Leyen. I due alloggiavano nello stesso albergo e avevano agende simili. Al primo posto i colloqui sull’energia e il contributo che Israele può dare nella mediazione per il cessate il fuoco in Ucraina. Nel frattempo a Roma, tutto il Parlamento era impegnato ad analizzare il voto delle comunali che per qualcuno (ad esempio il M5S), ha portato solo lacrime e sangue. Un’immagine che restituisce la sensazione di una distanza siderale tra le vere preoccupazioni dei partiti e le esigenze del Paese”, chiosa Ofcs Report.

Fu Renzi l’ultimo premier ad andare in Israele

Poi, il racconto della missione. “Lunedì 13 giugno Mario Draghi è arrivato a Gerusalemme, dopo 7 anni di assenza di un Premier italiano. L’ultimo a recarsi in Terra Santa fu Matteo Renzi nel 2015. E adesso che la geopolitica del mondo sta mutando, qualcuno a Roma (o forse anche a Bruxelles) ha capito che ci sono Paesi che non possono essere più ignorati per pure questioni ideologiche. Israele negli ultimi anni si è trasformato da importatore di gas naturale a esportatore grazie a importanti scoperte al largo delle sue coste. Secondo il ministro dell’Energia israeliano, Karine Elharrar, il Paese potrebbe contribuire a soddisfare la domanda dell’Unione Europea, se riuscisse a fornire gas dalle sue riserve, stimate in quasi 1.000 miliardi di metri cubi”.

“Se non fosse stato per lo scoppio della guerra in Ucraina, sostengono fonti di Palazzo Chigi, il Premier avrebbe compiuto il viaggio in Israele già nei mesi scorsi perché anche nei salotti della finanza di Tel Aviv, Draghi è a suo agio. Adesso, però, è giunto il tempo per SuperMario di puntellare la sua esperienza da Premier con viaggi e incontri di ampio respiro, in vista del futuro qualunque esso sia. E quale luogo migliore di Israele, dopo gli Stati Uniti?  Molti sostengono che non bisogna più definirlo “super” perché avrebbe perso il suo tocco magico. Può essere, ma la sua autorevolezza fa ancora la differenza all’estero. Lo stesso non può dirsi per molti politici italiani”.

Grande calore per Draghi in Israele

Draghi è stato accolto in Israele con grande calore, dice Ofsc Report. “Mio caro amico Mario Draghi benvenuto a Gerusalemme, capitale unita di Israele, cuore pulsante per l’eternità”, ha detto il Premier israeliano, Naftali Bennet, aprendo la conferenza stampa dopo l’incontro. I due leader sembrano in confidenza al punto da svelare un piccolo retroscena sulla gestione del covid: ‘Ci scambiavamo i consigli via whatsapp. Ti ricordi?’, ha detto Bennet a Draghi davanti alla stampa. ‘È un nostro privilegio, mio e tuo, guidare queste antiche nazioni in nuovi successi – ha aggiunto il Premier israeliano –. Sia io che te siamo arrivati al governo in modo insolito e guidiamo governi insoliti e abbiamo aiutato i nostri Paesi a ritrovare la stabilità economica e siamo determinati a proseguire per la prosperità dei nostri popoli’.

Occorrono importanti investimenti per il gas

Al momento il piano per l’importazione del gas da Israele è ambizioso perché richiede investimenti infrastrutturali importanti e a lungo termine. In mancanza di un gasdotto che colleghi i giacimenti scoperti al largo di Israele all’Europa, tra le opzioni c’è quella di convogliarlo in Egitto, attraverso due impianti di liquefazione. La scorsa settimana la Commissione europea ha inviato una proposta agli Stati membri dell’UE proprio sull’importazione di gas da Israele in Europa attraverso l’Egitto. Altra ipotesi è quella che vedrebbe la costruzione di un gasdotto verso la Turchia.  Ma il costo è di circa 1,5 miliardi di dollari e occorrono almeno due, se non tre anni, per il completamento. Ma prima ancora sono da normalizzare i rapporti  tra Ankara e Gerusalemme”.

Problemi tra Israele e Libano sull’estrazione

Il sito prosegue la sua analisi. “E poi c’è il progetto EastMed, la costruzione di un gasdotto in mare che collega Israele a Cipro e alla Grecia. Un investimento importante che vedrebbe anche la partecipazione dell’Italia attraverso Edison e Snam. Ma la vicenda del gas israeliano si complica per la disputa con il Libano proprio sui confini marittimi dove viene estratto.  I due Paesi, è bene ricordarlo, sono tecnicamente ancora in guerra, ma hanno accettato di partecipare a colloqui mediati dagli Usa per delineare il confine e consentire a entrambi di incrementare le esplorazioni. Ma il mese scorso la tensione è salita quando Beirut ha accusato Israele di condurre le operazioni di estrazione in acque contese. Ovviamente Gerusalemme ha rispedito al mittente l’accusa e adesso la mediazione è in mano all’inviato statunitense Amos Hochstein”.

(Foto: Ofcs report)