“Ofcs.report” sulla lista di proscrizione: “I Servizi non vogliono vedersi addossati le colpe della politica”

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Brutto affare quello dei presunti filo-putiniani d’Italia. Dopo la pubblicazione della lista di proscrizione passata al Corrierone nazionale da una manina anonima non si placano le polemiche. Oltre a quella sulla fuga di notizie e di documenti riservati, peraltro comune in Italia, si è aggiunta quella sulla totale inaffidabilità della lista stessa e dell’approssimazione con cui è stata compilata dai nostri Servizi, oggi nel centro del mirino. Ofcs.report, Osservatorio sulla sicurezza, oggi pubblica un interessante articolo a firma Francesca Musacchio sull’argomento, d cui riproponiamo alcuni passi salienti. Secondo il sito la responsabilità della fuga sarebbe politica e i Servizi non vogliono vedersi addossata anche questa responsabilità oltre al fatto che la lista stessa sia una autentica patacca.

“Non si possono scaricare sull’intelligence gli errori della politica”

Secondo Ofcs.report, insomma, “la conferenza stampa di Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, avrebbe creato qualche malumore interno ai servizi segreti. Che è vero, fanno i loro errori, ma è sempre su input della politica che si muovono in tutti gli ambiti. Una vecchia storia quella di scaricare sul comparto sicurezza gli errori di una classe dirigente spesso pasticciona attenta solo ai propri interessi. Molti (tutti) gli addetti ai lavori ricordano la storia di Abu Omar, ad esempio. Per il rapimento dell’imam finirono alla sbarra pezzi importanti dei servizi segreti poi assolti. Ma ciò che rimane è il segreto di stato apposto su quella vicenda che ancora impedisce di sapere chi ha autorizzato veramente l’operazione. Ma la colpa fu interamente scaricata sull’intelligence”.

Gabrielli: l’intelligence fa il suo lavoro su input della politica

E’chiaro, dice il sito, che l’intelligence italiana non è certo “è un gruppo di educande votate alla castità. Al suo interno ‘ci sono persone di cui volentieri faremmo a meno ma tantissime che fanno il loro dovere’, ha sottolineato Gabrielli. E in generale, l’intelligence fa il suo lavoro, su input della politica. Un lavoro che a volte può anche essere “sporco”, ma che spesso ha tenuto al riparo i sacri posteriori di molta gente. Altre volte decisamente meno, ma nessuno è perfetto. Nemmeno quelli che pontificano su ciò che è giusto o sbagliato e che si impegnano per la diffusione massima del pensiero unico. Anche in questo caso, dunque, la richiesta di stilare un bollettino con il monitoraggio sulla disinformazione è arrivato dalla politica. E qualcuno poi, evidentemente, ha usato il documento come meglio ha creduto. Anche spifferandolo alla stampa”.

Un tavolo troppo affollato

Più chiaro di così… Ofcs.report prosegue: “L’imbarazzo di Palazzo Chigi, dunque, sarebbe proprio in questo passaggio. Perché ‘il Bollettino, come già anticipato, compendia l’attività di uno specifico tavolo creato nel 2019, coordinato dal Dis e al quale partecipano, oltre ad Aise e Aisi, l’ufficio del consigliere militare del presidente del Consiglio, il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, i ministeri dell’Interno e della Difesa. Di recente è stato esteso al Dipartimento dell’informazione e dell’editoria della presidenza del Consiglio dei ministri, al Mise, all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale e all’Agcom’, ha chiarito Gabrielli in conferenza stampa. Un tavolo affollato, dunque, che di intelligence ha ben poco”, chiosa il sito.

Qual è il vero significato della lista di proscrizione dei Servizi?

Che prosegue: “Ma il bollettino portava il timbro dei Servizi segreti e tanto è bastato per creare il caos (legittimo) sulla schedatura delle persone in base alle opinioni espresse sulla guerra. A ben vedere però, la schedatura è più utile a qualche partito che all’intelligence. Soprattutto se il bollettino è compilato usando fonti aperte. E quindi internet, i social, tv e giornali. Nulla di segreto, dunque, nessuna attività eversiva o di minaccia per la sicurezza nazionale. Del resto, quando attraverso i social e il web in generale, sono stati individuati soggetti potenzialmente pericolosi sono finiti sotto indagine e anche arrestati. Come nel caso di personaggi legati al terrorismo di matrice islamista. E allora cos’è la lista di presunti filo putiniani diffusa dal Corriere della Sera? Prove tecniche di regime per vedere l’effetto che fa?