Oggi è corsa a bar e ristoranti: perché da domani uno su due chiuderà

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E’ corsa a bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi nell’ultimo fine settimana prima del blocco anti Covid che coinvolge oltre 1 locale su 2 che si trova in zona rossa o arancione, anche se sono 12mila i locali della ristorazione che possono rimanere aperti la sera in Sardegna con il passaggio alla zona bianca dove non c’è il coprifuoco dalle 22 alle 5 ed è permesso il servizio al tavolo e al bancone anche dopo le 18. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti in riferimento alle misure anti contagio che scattano da lunedì da nord a sud della Penisola. La possibilità di apertura serale a cena – sottolinea la Coldiretti – vale l’80% del fatturato di ristoranti, pizzerie ed agriturismi duramente provati dalla chiusure forzate.

Nei ristoranti rischio di vino e cibi invenduti

Ma nelle regioni gialle è consentita per ora la sera solo la consegna a domicilio o l’asporto. Cosa che riduce la sostenibilità economica per giustificare le aperture tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate aumentando le perdite economiche e occupazionali. Il prossimo il cambio di colore delle regioni porta invece i locali di mezza Italia in zona a rischio dove è sempre proibito il servizio al tavolo e al bancone. Con un ulteriore colpo a bar, ristoranti e agriturismi che travolge a valanga interi comparti dell’agroalimentare Made in Italy. E con vino e cibi invenduti per un valore stimato dalla Coldiretti in 11,5 miliardi dopo un anno di aperture a singhiozzo che hanno messo in ginocchio l’intera filiera dei consumo fuori casa. La quale vale 1/3 della spesa alimentare degli italiani fuori casa.

Coldiretti denuncia la drastica riduzione delle attività

La drastica riduzione dell’attività – sostiene la Coldiretti – pesa infatti sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura. Che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Si stima che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare e circa 200 milioni di bottiglie di vino – sottolinea la Coldiretti – non siano mai arrivati nell’ultimo anno sulle tavole dei locali.

Ristoranti, un logorante stop and go

Costretti come erano a un logorante stop and go senza la possibilità di programmare gli acquisti anche per prodotti fortemente deperibili. Numeri dietro i quali – precisa la Coldiretti – ci sono decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori. Nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolti circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola. Ma le difficoltà si trasferiscono a cascata sulle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole impegnate a garantire le forniture per 3,6 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere – conclude Coldiretti – la prima ricchezza del Paese. La filiera agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale.