Ogni scusa è buona per non andare a scuola: studenti di sinistra contro il G20, la polizia e il “nozionismo”

Il corteo degli studenti di numerose scuole romane partito dal Circo Massimo per protestare alla vigilia del G20 contro una “scuola dimenticata” e l’assenza di prospettive per il loro futuro è arrivato al Ministero dell’Istruzione. Il grosso dei manifestanti si è inizialmente fermato a via Girolamo Induno, all’incrocio con viale Trastevere in prossimità del Ministero per bruciare un cartone con rappresentata una scuola raffigurata come una prigione. Poi tutti alla sede del Ministero blindato dalle forze dell’ordine. “Al G20 vogliamo dire che vogliamo un futuro, certezze, lavoro. Basta ad un sistema marcio, al precariato, allo sfruttamento delle risorse”. “Domani si riuniranno 20 capi di stato. Gli diciamo: la sanità non si mercifica”.
Pochi studenti ma cantano tutti “bella ciao”
“G20 G20! Noi ne vogliamo 21, uno per la scuola sennò non c’è futuro!”. Lo gridano il Liceo Plinio, il Machiavelli, il Cavour a Roma dal Circo Massimo verso il ministero dell’Istruzione a viale Trastevere. Cantano “o bella ciao” mentre dal liceo Morgagni, in testa alle scuole del coordinamento del sud ovest della Capitale (tra cui liceo Montale e Manara) arriva il controcanto. “Chiediamo diritti, ci danno polizia, è questa la loro democrazia “. Numerosissimi gli studenti del liceo Virgilio “siamo tanti. Molti ci raggiungono a Piramide – racconta all’Adnkronos una ragazza del collettivo -. L’80 per cento ha saltato scuola. Al Virgilio alle manifestazioni si partecipa, c’è una storia di lotta”.

“La scuola ci sovraccarica”
“Ascoltino la voce degli studenti – si inserisce Teo Pizzati, uno studente del quinto anno tra i coordinatori del collettivo -. C’e un problema strutturale del sistema scolastico: siamo terzi per carico di ansia al mondo secondo dai Ocse . E ultimo per risultati. Ci sarà un motivo?”. “Abbiamo una scuola che ci sovraccarica senza risultati. Non ci va più bene, la contestiamo, non la accettiamo – prosegue -. Stiamo per fare uscire un documento politico in cui svisceriamo i problemi e le criticità della scuola, in una protesta unità”. “Siamo circa 150, ma a Piramide ci aspettano altri – racconta uno studente del liceo Classico Tasso in corteo con il collettivo del liceo Righi -. Protestiamo per quello che non è stato fatto neanche in pandemia.
L’insegnamento dei partigiani: uccidere un fascista non è reato
Viviamo la scuola in modo nozionistico, sopraffatti nella nostra socialità dagli scaglionamenti, da un tempo libero impiegabile solo per lo svolgimento dei compiti e dallo stress dovuto alle continue richieste di verifiche, con professori che non sono preparati a sostenere psicologicamente noi studenti in questo momento di difficoltà e pressione scolastica”. Nel corteo anche slogan anti fascisti in prossimità di blindati della polizia su via Marmorata: “Mio nonno partigiano me lo ha insegnato: uccidere un fascista non è un reato”. Replica un ragazzo presente per Fridays for future: “io personalmente non sono d’accordo. Uccidere e’ sempre un reato. Ma qui le realtà sono variegate”.