Oli essenziali: arriva un altro attacco della Ue contro i nostri prodotti

La scure dell’Unione europea rischia di abbattersi su uno dei settori fiore all’occhiello del made in Italy: gli oli essenziali. L’essenza di arancio, bergamotto o limone utilizzate in tutto il mondo nei profumi con gli aromi naturali e che hanno il centro della filiera produttiva in Italia, potrebbero essere bandite perché a Bruxelles stanno modificando lo European Union’s Classification, Labeling and Packaging. L’obiettivo è il “toxic-free environment”, e per raggiungerlo bisogna ridurre o eliminare le sostanze chimiche utilizzate dall’industria cosmetica, che possono causare problemi di salute.
L’Ue sta cercando di rendere più restrittiva l’etichettatura dei cosmetici
Così, l’Ue sta cercando di rendere più restrittiva l’etichettatura dei cosmetici, considerando la pericolosità dei singoli componenti rispetto a quella del prodotto finito. Tra pochi mesi potremmo trovarci a non usare più i profumi come li abbiamo conosciuti finora. I loro ingredienti naturali, gli oli essenziali, potrebbero essere sostituiti da prodotti sintetici. La modifica al regolamento Clp che è in continuo aggiornamento all’Ue, potrebbe di conseguenza mettere al bando alcuni oli essenziali, colpendo l’intera filiera di questi prodotti che vede l’Italia come uno dei Paesi più attivi.

Un danno non da poco per il Made in Italy, sulle centinaia di milioni di euro
Il nostro Paese, oltre a essere in prima fila nella produzione europea di questi ingredienti, vede i suoi oli preferiti ad altri per le loro qualità considerate superiori. Un danno non da poco per il Made in Italy, che dalle prime stime degli addetti ai lavori sembra aggirarsi attorno a centinaia di milioni di euro. Si tratta di una filiera che vede il nostro Paese al quarto posto per la produzione europea, con 564 milioni di euro nel 2020 di cosmetici contenenti questi ingredienti, secondo i dati di Businesscoot, società francese che offre ricerche di mercato su scenari europei.
A rischio c’è oltre un migliaio di lavoratori
Stando ai dati dell’azienda Simone Gatto di San Pier Niceto, in provincia di Messina a rischio c’è oltre un migliaio di lavoratori. Questo business, come emerge dal report Businesscoot, nel 2019 valeva un fatturato di 338,7 milioni di euro per la sola fabbricazione di oli essenziali, con una crescita del 65% in soli 8 anni (nel 2011 era di 205,2 milioni di euro). Nel 2020, l’Italia, che esporta il doppio di quanto importa in oli essenziali, si collocava al decimo posto al mondo per esportazioni, con un valore di 5,14 miliardi di dollari di prodotti finiti contenenti oli essenziali.
L’export italiano aumentato negli ultimi anni
Per quanto riguarda la sola materia prima, invece, le esportazioni del nostro Paese sono aumentate del 16% in cinque anni, passando da 274,9 milioni di dollari nel 2016 a 318,9 milioni nel 2020. Il nodo della questione è l’articolo 5.3 che, per come è scritto nella proposta, si propone di etichettare gli oli in base ai loro singoli componenti. I produttori di queste materie prime, invece, vorrebbero che i prodotti fossero etichettati secondo i test specifici degli oli su alghe, topi e ambientali, giudicandoli sulla base della miscela e non dei componenti specifici.
L’impatto di questa decisione Ue sarebbe secondo i produttori grandissimo
L’Ue, insomma, vorrebbe dare un’etichettatura più restrittiva, associando la classe di pericolosità rispetto al singolo componente e non all’olio in sé. La votazione finale sulla modifica o l’eliminazione dell’articolo in questione è attesa per ottobre. L’impatto di questa decisione sarebbe secondo i produttori grandissimo: effetti negativi non solo sull’industria cosmetica, ma sull’intero indotto legato all’agricoltura e alla sua trasformazione e trasporto. A pagare il conto potrebbero essere chiamate decine di migliaia di lavoratori tra soci e agricoltori, ma anche addetti alla raccolta e al trasporto, oltre che alla trasformazione.
In gioco bergamotto, mandarino e arancia
In Calabria, dove viene prodotto il bergamotto, ci sarebbero quasi mille ettari di piantagione a rischio, con tutti i lavoratori che se ne occupano. Insomma, verrebbe danneggiata anche l’agricoltura a monte o a valle, se si considera che la frutta acquistata per la trasformazione supera i 200 milioni di euro. In media il 30% del frutto è destinato alla trasformazione industriale, per la produzione di oli e profumi, percentuale che in alcuni casi sale all’85%, come nel caso del bergamotto, mentre per mandarino e arancia è oltre il 50%.
Gli oli essenziali valgono oltre 80 milioni di euro
Per quanto riguarda poi strettamente la produzione di oli essenziali, quello di bergamotto vale 20 milioni di euro all’anno, quello di limone altri 20 milioni (delle 700 mila tonnellate di produzione italiana, ben 200 mila vanno a questa industria). Così come quelli di mandarino e di arancio: si arriva così a 80 milioni di euro di perdita solo considerando quelli più conosciuti. Su questo, il nostro Paese sarebbe più penalizzato di altri, perché gli oli essenziali italiani non si possono sostituire con quelli degli altri Paesi e l’Italia è preferita per le caratteristiche superiori dei suoi oli.
Il rischio è di arrivare a un Clp restrittivo
”Il rischio è di arrivare a un Clp restrittivo” sottolinea all’Adnkronos Vilfredo Raymo, titolare dell’azienda Simone Gatto che dal 1926 produce oli essenziali e succhi di agrumi naturali, distribuendoli in 27 Paesi, con un fatturato di 30 milioni di euro l’anno, per il 60% in profumeria. ”Quando una sostanza è ‘Toxic 1’ – spiega – nessuno la può più usare, se è ‘Toxic 2’, il 10% delle aziende della profumeria continuerebbero a usarla, etichettando il profumo con questo allergene, mentre la maggior parte delle aziende la eliminerebbe per semplificare le cose, con una perdita significativa del mercato”.
Vorrebbero mettere prodotti sintetici
Raymo evidenzia anche un altro problema e racconta che tutti i loro clienti ”sono molto preoccupati, perché non è possibile fare un profumo senza gli agrumi. Se il Clp passasse per come è stato scritto – aggiunge – “si andrebbero a fare dei profumi che non hanno più nulla a che vedere con il passato, usando i prodotti sintetici”. Ci sono aziende che continuerebbero ad usare gli oli, a meno che non passino alla categoria ‘Toxic 1’, ma con una riduzione. Anche in passato, ricorda, “quando dei prodotti sono stati proibiti per motivi legislativi, poi sono scomparsi dal mercato”.