Omicidio a Fregene, Stefania Camboni uccisa con 34 coltellate: ha provato a difendersi

Stefania Camboni e Giada Crescenzi

Stefania Camboni è stata massacrata nella sua camera da letto. Un delitto feroce, quello di Fregene, ancora avvolto nel mistero. La compagna del figlio al momento è l’unica indagata, ma qualcosa ancora non torna.

Non sarebbe stata un’aggressione di pochi istanti, ma un vero e proprio massacro. Trentaquattro coltellate, alcune alla testa, altre al torace, due costole fratturate. Stefania Camboni, 58 anni, non si è arresa subito: ha tentato di schivare i colpi, come dimostrano i segni evidenti di difesa sulle braccia. Ma non è bastato. Il suo corpo è stato ritrovato riverso sul pavimento della camera da letto, avvolto nelle lenzuola, come se qualcuno avesse provato a spostarlo senza riuscirci. È lì che il figlio Francesco Violoni e la sua compagna, Giada Crescenzi, l’hanno trovata. E proprio lei è adesso la sola indagata per l’omicidio.

Nessuna arma

Quello che gli inquirenti si sono trovati davanti è una scena del crimine che farebbe pensare a un’aggressione violenta. Ma il corpo della 58enne è privo di qualsiasi segno. Nessun graffio, nessuna ferita compatibile con una lotta corpo a corpo. E nemmeno l’arma del delitto è stata ritrovata. E non ci sono il telefono della vittima, né le chiavi di casa o dell’auto, che è viene trovata a 150 metri dalla villetta, parcheggiata e chiusa.

Il cancelletto era aperto, così come la porta d’ingresso. L’appartamento sottosopra. Tutto fa pensare che qualcuno possa essere entrato nella villa quella notte, magari conosciuto dalla vittima. Ma al momento questa resta solo un’ipotesi.

Le incongruenze

La versione data dalla 31enne non ha convinto il giudice, che l’avrebbe definita “inverosimile e illogica”. Ma ha anche chiesto alla Procura di verificare l’eventuale presenza di complici, nel caso in cui la donna fosse coinvolta. Una porta aperta, dunque, su altri possibili sviluppi.

Nel frattempo, la Crescenzi continua a proclamarsi innocente. L’ha ribadito anche al suo avvocato, Anna Maria Anselmi, spiegando di essere sconvolta soprattutto dal fatto che il suo compagno, figlio della vittimanon le crede più. Durante l’interrogatorio di convalida ha scelto il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

In attesa dei rilievi

E se da un lato la difesa chiede cautela, parlando di una donna ancora sotto shock, dall’altro la famiglia Camboni-Violoni non ha dubbi: per loro la Crescenzi è l’unica responsabile di un delitto violento e senza spiegazione. A rappresentarli l’avvocato Massimiliano Gabrielli, che chiede giustizia per quella che definisce una tragedia annunciata.

La verità, però, è ancora lontana. Domani mattina sono previsti nuovi rilievi da parte della sezione investigativa dei carabinieri, che potrebbero dare un’accelerata decisiva alle indagini. Sul campo anche due consulenti di parteLuciano Garofano, ex RIS, per la famiglia della vittima, e Armando Palmegiani per la difesa della Crescenzi.