Omicidio Cerciello, si delinea la strategia difensiva degli americani: “Non si sono qualificati”

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Omicidio Cerciello, si delinea la strategia difensiva. “In un attimo si sono girati e si sono avventati su di noi senza dire una parola, senza qualificarsi. L’uomo più grande, era una montagna, mi ha buttato per terra e ha messo tutto il suo peso su di me. Ero con la schiena sull’asfalto, ricordo molto poco dei minuti successivi se non un senso di choc”. Cosi’ Finnegan Lee Elder nel corso di dichiarazioni spontanee nell’udienza del processo per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega ucciso con 11 coltellate il 26 luglio del 2019. Insieme a Elder è imputato anche Gabriel Natale Hjorth. “Ricordo le sue mani sul petto e poi sul mio collo con una pressione come se stesse cercando di soffocarmi mentre tentavo di divincolarmi. Ho provato panico e ho pensato volesse uccidermi.

Omicidio Cerciello: “Siamo stati aggrediti”

Quando ho sentito le sue mani sul collo istintivamente – ha raccontato Elder nell’aula bunker di Rebibbia in un’ora di dichiarazioni spontanee – ho preso il coltello e l’ho colpito per togliermelo di dosso. Non pensavo a nulla ero solo terrorizzato. E’ durato tutto pochi secondi”. “Ho avuto l’impressione che stesse cercando qualcosa. Dopo alcuni colpi mi ha afferrato la mano dove tenevo il coltello e ha cercato di rivolgerla verso di me. Ho cambiato mano e ho continuato a colpirlo. Tutto – è successo velocemente. Quegli uomini ci hanno aggredito e sembrava che volessero farci del male, non hanno mostrato alcun tesserino di identificazione. Non hanno mai detto polizia o carabinieri, parola che non avrei comunque capito. Ho appreso il significato della parola carabinieri solo dopo che sono stato arrestato”.

“Quel coltello si compra liberamente negli Usa”

“Nel momento in cui stavamo lasciando la stanza ho messo il coltello nella tasca della mia felpa. E’ stata una mia decisione e non so se Gabriel ha visto ciò che stavo facendo”. Così Finnegan Lee Elder nel corso di dichiarazioni spontanee nell’udienza del processo. “Abbiamo indossato le felpe con il cappuccio – ha detto – perché se Sergio arrivava con i suoi amici non ci avrebbero riconosciuto e potevamo scappare”. “Prima di tutto vorrei spiegare – ha detto Elder rivolgendosi alla Corte – che questo coltello è la riproduzione di un vecchio modello militare realizzato con materiali scadenti che si può comprare online o in negozi di sport in America. Spesso andavo in campeggio o a pescare vicino San Francisco e per questo l’avevo comprato. Stupidamente mi sentivo al sicuro col coltello, mi rassicurava l’idea di averlo con me.

“In America i poliziotti si identificano”

Quando sono uscito con Natale – ha aggiunto – l’ho preso ma non pensavo di usarlo: avevo una sensazione di paura e ansia per dover incontrare uno spacciatore che poteva arrivare con suoi amici”. “Ero in un Paese straniero di cui non capivo la lingua. Capisco che dopo quello che è successo si possono trovare molti argomenti ma – ha spiegato – quella era una stupida cautela dettata dalla mia paura, andare in giro con un coltello negli Usa non è strano. In quel momento non avevo la minima idea di che persone fossero Sergio e i suoi amici. Secondo me erano spacciatori criminali e per questo potenzialmente pericolosi”. “In America i poliziotti si comportano in maniera diversa, si identificano e tirano fuori le armi”. “Non pensavo di averlo ucciso – ha aggiunto – e ho saputo che era un carabiniere solo dopo l’arresto”.

“Non pensavo che uno spacciatore potesse chiamare la polizia”….

Dopo la colluttazione “non abbiamo chiamato la polizia perché eravamo terrorizzati – ha aggiunto – non pensavo al futuro. Non ho mai pensato che uno spacciatore potesse chiamare la polizia, questo – ha proseguito – non accade in America. Ho chiamato la mia fidanzata, una telefonata breve, e le ho detto quello che era successo, che eravamo stati aggrediti da criminali”.