Omicidio dell’infermiera a Roma, il marocchino non risponde ai giudici

Resta in silenzio il marocchino Adil Harrati. Il nordafricano è accusato dell’omicidio di Rossella Nappini, l’infermiera uccisa con svariate coltellate al ventre, lunedì 4 settembre. L’extracomunitario prosegue col silenzio in attesa dell’udienza del Gip che dovrebbe convalidare l’arresto. Un silenzio che fa ancora più rumore. Nel frattempo il vescovo di Baldo Reina ha fatto visita alla mamma della donna uccisa.

Il vescovo dalla famiglia della vittima

Il vicegerente della diocesi di Roma e ausiliare del settore Ovest, si è recato a portare conforto alla famiglia della vittima. Il vescovo si è fermato a portare le condoglianze e la solidarietà della diocesi di Roma e ha condiviso un momento di preghiera con i presenti. “Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al dilagare di tanta violenza che colpisce le donne. È una vera e propria mattanza che fa inorridire e che rivela come la cultura della morte ormai, come una nube oscura, stia avvolgendo tutto e tutti. Abbiamo bisogno di gridare: basta, la vita umana è sacra e non si tocca; ma abbiamo anche bisogno di riprendere con coraggio la sfida educativa, di impegnarci tutti nel diffondere la cultura della vita e del bene”.

Le parole del Monsignore

“La Chiesa, per mandato del suo Signore, – ha dichiarato – ha il compito specifico di formare le coscienze; è una missione urgente dalla quale non possiamo sottrarci e che passa attraverso l’impegno di uomini e donne di buona volontà che credono nel Vangelo di Gesù Cristo e che si assumono la responsabilità di educare alla vita buona, di parlare con i figli e con i giovani per dire loro che il male si vince con il bene e che la violenza è sorella della morte; nella catechesi, negli oratori, nella predicazione e in tutte le altre occasioni che ci vengono concesse abbiamo bisogno di coniugare i contenuti della fede con le sfide e le tragedie di questo tempo”.

“Una barbara uccisione”

“La barbara uccisione di Rossella nel quartiere di Monte Mario – ha concluso il vescovo Reina – sia assunta come una sconfitta perché non si può morire così! Ma sia anche l’occasione per un sobbalzo di dignità e di coraggio perché sia affermata e difesa la sacralità della vita. Alla famiglia di Rossella la nostra vicinanza e la nostra preghiera. A tutti i credenti l’appello accorato affinché da questa morte possiamo risorgere nella testimonianza dell’Amore che avvolge la vita”.