Omicidio di Fregene, la nuora di Stefania Camboni non risponde ai magistrati: resterà in carcere

Fregene, da sinistra Stefania Camboni e Giada Crescenzi

Omicidio di Fregene, la nuora di Stefania Camboni muta davanti ai magistrati: resterà in carcere. Fregene è ancora sconvolta dall’omicidio brutale di Stefania Camboni, 56 anni, colpita da oltre venti coltellate nella sua abitazione nella notte tra il 15 e il 16 maggio. Il delitto è avvenuto con una ferocia che ha colpito profondamente l’opinione pubblica.

Almeno quattro fendenti sono stati sferrati al cuore, segno di un’aggressione spietata e mirata. Da subito le indagini si sono concentrate su Giada Crescenzi, 31 anni, compagna del figlio della vittima, Francesco Violoni. La giovane è stata arrestata poche ore dopo il ritrovamento del corpo, con l’accusa di omicidio volontario aggravato.

Interrogatorio senza parole

Domenica 19 maggio, Giada Crescenzi si è presentata davanti al giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia. Un’udienza cruciale per definire il quadro cautelare. La giovane ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, rifiutando di fornire la propria versione dei fatti.

Apparentemente provata e visibilmente dimagrita, la donna è rimasta in silenzio, lasciando invariato il pesante impianto accusatorio a suo carico. Nonostante il gip non abbia convalidato il fermo di polizia, la misura della custodia cautelare in carcere è stata comunque confermata. Il motivo? Il concreto rischio di inquinamento delle prove.

Prove mancanti e misteri aperti

Gli inquirenti, infatti, stanno ancora cercando elementi fondamentali per chiarire la dinamica del delitto. L’arma del crimine – un coltello dalla lama larga e liscia, lunga almeno quattro centimetri – non è stata ancora ritrovata. Mancano anche altri oggetti rilevanti: le chiavi dell’auto della vittima, il suo telefono cellulare e i panni presumibilmente utilizzati per ripulire la scena del crimine. Senza questi reperti, stabilire l’orario preciso della morte e ricostruire con certezza ciò che è accaduto resta estremamente difficile. Gli investigatori ritengono che la libertà di Crescenzi potrebbe ostacolare il recupero di questi elementi.

Versioni contrastanti e nessuna traccia di sangue

Un altro nodo cruciale riguarda la presenza di sangue sulla scena del delitto. I due principali protagonisti della vicenda – Giada Crescenzi e Francesco Violoni – hanno fornito versioni differenti agli inquirenti. In particolare, i racconti non coincidono circa la presenza o meno di sangue sui cuscini che coprivano il corpo della vittima.

Un dettaglio che potrebbe sembrare secondario ma che, in realtà, potrebbe rivelarsi determinante per comprendere se qualcuno abbia tentato di alterare la scena del crimine. Nessuno dei due, però, presentava tracce di sangue sui vestiti o sul corpo, un elemento che rende ancora più difficile identificare con certezza l’autore materiale del delitto.

Indagini in corso, famiglia sotto shock

Il clima resta teso tra gli inquirenti, mentre la famiglia della vittima attende risposte. Le indagini proseguono su più fronti: scientifico, investigativo e testimoniale. Al momento, Francesco Violoni non risulta indagato, ma la sua posizione resta sotto stretta osservazione. La scelta di Crescenzi di non rispondere alle domande dei magistrati non ha fatto che rafforzare il sospetto degli inquirenti sulla sua possibile responsabilità.

Gli investigatori si muovono con cautela ma determinazione, nella consapevolezza che ogni errore potrebbe compromettere un caso già complesso. Fregene, intanto, continua a interrogarsi su una tragedia che ha infranto il silenzio di una notte apparentemente come tutte le altre.