Omicidio di Gaia e Camilla, per Pietro Genovese il Pm chiede 5 anni di reclusione

La sentenza per il duplice omicidio stradale di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli è attesa per oggi pomeriggio. Alla sbarra il 21 enne Pietro Genovese, rampollo d’arte e figlio del celebre regista Paolo. Che in quella maledetta notte di un anno fa ha investito le due amiche di sedici anni. Mentre attraversano la strada all’altezza di Corso Francia. Impatto violentissimo, e purtroppo per le ragazze non c’è stato nulla da fare. Il fatto aveva creato da subito una forte emozione nell’opinione pubblica, per tanti motivi. Innanzi tutto la giovanissima età delle vittime, che avevano tutta la vita davanti a loro. E che l’hanno persa in un attimo, in una maniera assurda. Poi per il dolore straziante dei familiari, degli amici e di chi Gaia e Camilla le conosceva di persona. E infine sicuramente per la notorietà della famiglia Genovese. Con il papà di Pietro che ha scritto una lettera aperta alle famiglie delle vittime. Per chiedere scusa, e per quanto possibile comprensione per il suo ragazzo. Un atteggiamento normale, da genitore. Ma tutto ruota attorno a ciò che davvero successe quella sera. Con l’accusa che dopo le perizie e le testimonianze sembra inchiodare il 21 enne omicida alle sue responsabilità. Avrebbe guidato al doppio della velocità consentita su quel tratto di strada. Con un tasso alcolemico nel sangue molto superiore a quanto consentito. E forse inviando anche messaggi dal cellulare. Per questo il Pm ha chiesto per il ragazzo cinque anni di reclusione.

Gaia e Camilla, la Bongiorno contro Pietro Genovese. La sua auto una pallottola impazzita

L’accusa chiede cinque anni per Pietro Genovese. Un anno fa travolse e uccise a corso Francia Gaia e Camilla

La richiesta di condanna per Pietro Genovese da parte della Procura è di cinque anni di reclusione. Per omicidio stradale plurimo. Aggravato da quanto sarebbe emerso nel corso del processo. Ovvero, l’auto condotta a velocità nettamente superiore al consentito. Dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo. E forse mentre messaggiava al cellulare. Tutte ipotesi che la difesa curata dagli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi ha sempre respinto. Puntando invece che le due ragazze avrebbero attraversato la strada di corsa, fuori dalle strisce e con il semaforo verde per le auto. E che anche se fosse andato più piano, Pietro Genovese al volante della sua Renault Koleos non le avrebbe potuto evitare. Non solo per la pioggia e per la visibilità scarsa. Ma anche perché sarebbe stato coperto da un’altra macchina, sulla sua destra. Fatto che lo stesso imputato ha confermato, quando è stato sentito in udienza. Adesso, almeno per il primo grado di giudizio il tempo per valutare e decidere è scaduto. Oggi sapremo se i cinque anni chiesti dalla Procura saranno confermati (già scontati di un terzo per il rito abbreviato). O se il giudice deciderà diversamente. Sicuramente però, qualunque sarà la sentenza le vite di Gaia e Camilla non potranno più ritornare. Così come la serenità delle famiglie. Distrutte per sempre dal dolore e dal rimorso.

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