Omicidio Tor San Lorenzo, è il 18enne Marco Adamo il killer di Nahid Miah (FOTO)

Aveva appena compiuto 18 anni Marco Adamo, il giovane arrestato dai carabinieri con l’accusa di essere l’autore dell’efferato omicidio avvenuto martedì scorso al distributore Toil di via delle Pinete, a Tor San Lorenzo, sul litorale sud di Roma. L’uomo ucciso, Nahid Miah, 36 anni, era un benzinaio di origine bengalese, padre di due bambini piccoli e molto conosciuto nella comunità locale. Il delitto, avvenuto in pieno giorno durante una rapina, aveva scosso profondamente residenti e istituzioni, dando il via a una vasta e articolata attività investigativa che in pochi giorni ha portato alla svolta.
Chi è Marco Adamo, il diciottenne accusato del delitto
Marco Adamo è un ragazzo di appena 18 anni, residente a Colle Romito, nel territorio del Comune di Ardea. Nonostante la giovane età, avrebbe già precedenti. Una vita borderline, segnata da ambienti difficili e, secondo quanto emerso, da frequentazioni poco raccomandabili. Quando è stato rintracciato, si nascondeva in un’abitazione a Cisterna di Latina. Interrogato in caserma, ha ammesso le proprie responsabilità. Avrebbe confessato non solo l’omicidio, ma anche il furto della moto usata per la rapina: una BMW GS 650, risultata rubata a Roma due giorni prima del delitto.

L’agguato mortale al distributore
Martedì scorso, intorno a mezzogiorno, Adamo si sarebbe presentato al distributore con il volto coperto da un casco integrale e vestiti neri. In mano un coltello a serramanico con una lama di 16 centimetri. Avrebbe accoltellato Nahid al torace, colpendolo al cuore, per poi rubargli il portafogli con 570 euro in contanti e scappare via a bordo della moto. A trovare il corpo in una pozza di sangue è stato un automobilista. I sanitari del 118, accorsi sul posto, hanno tentato a lungo di rianimarlo. È arrivato anche l’elisoccorso, ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare.
Indagini no-stop e un mosaico ricomposto in pochi giorni
Da quel momento è partita una maxi operazione investigativa coordinata dalla Procura di Velletri, con l’impegno diretto del pubblico ministero, che ha seguito ogni passaggio accanto agli uomini dell’Arma, giorno e notte. A lavorare sul caso sono stati i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Frascati e della compagnia di Anzio, che hanno agito senza sosta su più fronti: rilievi scientifici, analisi delle telecamere, tracciamento dei cellulari, ascolto di decine di testimoni.
La moto usata dal killer è stata ritrovata carbonizzata in una zona boschiva impervia. Da lì, le indagini si sono orientate sulla pista del furto. Tre ragazzi del posto sono stati identificati come gli autori del furto della BMW, ma sono risultati estranei all’omicidio. Tuttavia, attraverso l’analisi dei loro contatti e movimenti, gli investigatori sono risaliti ad Adamo. Decisiva è stata l’analisi incrociata dei dati del suo cellulare, che ha mostrato una perfetta coincidenza con i percorsi individuati tramite i sistemi di videosorveglianza.
Il ritrovamento delle prove e la confessione
Durante l’interrogatorio, Marco Adamo ha ceduto. Ha raccontato ogni dettaglio della rapina finita in tragedia e ha accompagnato i carabinieri in un’area boschiva di Colle Romito, dove aveva nascosto il coltello insanguinato, il casco integrale e gli abiti usati quel giorno. Tutto il materiale è stato sequestrato. Il giovane si trova ora in carcere a Velletri, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le accuse sono pesanti: omicidio e rapina aggravata.
Una risposta forte dello Stato, ma Tor San Lorenzo chiede più sicurezza
Il caso è stato risolto in tempi record grazie a una sinergia perfetta tra procura e forze dell’ordine. Il lavoro della Procura di Velletri è stato definito “magistrale”: il pm ha lavorato spalla a spalla con i carabinieri, seguendo ogni spostamento, ogni verifica, ogni dettaglio. In campo, oltre ai presidi locali, anche i reparti investigativi superiori del comando di Frascati, a testimonianza della determinazione dello Stato nel dare una risposta concreta e immediata.
Ma l’arresto non basta a placare l’ansia dei cittadini. La zona di Tor San Lorenzo, troppo spesso teatro di episodi violenti e degrado, chiede ora più controllo, più presenza, più sicurezza. Il dolore della moglie di Nahid, rimasta sola con due bambini piccoli, e della comunità bengalese che venerdì scorso ha marciato in silenzio per chiedere “Giustizia per Nahid”, restano immagini indelebili. E un monito: non si può abbassare la guardia.





