Ora il 97 per cento degli italiani vuole restare in smart-working per sempre

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Smart-working, ora gli italiani lo apprezzano. Il 97% degli italiani infatti si definisce favorevole a continuare a lavorare in modalità “smart” per il resto della propria carriera, pur avendolo provato per poco tempo. E’ quanto emerge dallo studio Marketers State of Remote Working 2021 promosso da Marketers, il più grande movimento di imprenditori digitali. Che ha intervistato 441 italiani, per lo più rappresentati del settore marketing e pubblicità (48%), principalmente tra i 21 e i 30 anni (43%), di cui il 5% residente all’estero. Tra i soggetti coinvolti, il 39% è freelance, il 37% lavoratore dipendente e il 24% appartenente alla categoria degli imprenditori.

Lo smart-working ha interessato 7 milioni di lavoratori

Durante il periodo più drammatico dell’emergenza Covid, lo smart-working ha interessato oltre 7 milioni di lavoratori. Si sono trovati improvvisamente obbligati ad adattarsi a questa nuova modalità. Se da un lato ha aperto un ampio ventaglio di possibilità da scoprire, dall’altro ha sollevato non pochi dubbi e problematiche legate alla sfera professionale e personale dei soggetti coinvolti. Una delle questioni che più di tutte ha suscitato incertezze riguarda l’equilibrio tra lavoro e vita privata, che rischia di perdersi con il lavoro da remoto, dove vengono meno orari e obblighi di presenza. La tendenza che emerge dallo studio Marketers è chiara: il lavoro da remoto, che oggi coincide quasi sempre con il lavoro da casa, è parte del futuro.

Solo una minoranza pensa che lo smart-working sia negativo

Il 97% degli intervistati, infatti, si definisce favorevole a continuare a lavorare in modalità “smart”. Il 25% delle persone coinvolte, infatti, dichiara di averlo svolto al massimo per un anno, numeri che evidenziano il legame tra lo scoppio della pandemia e la scoperta di questa nuova frontiera. Se fino a questo punto i dati sembrano pendere decisamente a favore dello smart-working, non va tralasciato il benessere delle persone, secondo cui ci sono sia lati positivi che negativi da questo punto di vista. Tuttavia, se il 48% ritiene che ci siano solo lati positivi, soltanto l’1,4% pensa che il lavoro da remoto abbia un impatto negativo sulla salute. A ciò contribuisce un minore livello di stress percepito dai lavoratori, che nel 60% dei casi affermano di essere meno stressati di prima (contro il 9% che avverte uno stress maggiore).

Una vita senza timbrare il cartellino

Uno dei principali lati positivi del remote working, secondo Marketers, rimane tuttavia il tempo che ciascun lavoratore riesce a dedicare a se stesso, alla propria famiglia e alle proprie passioni. “Lavoriamo da remoto da sempre, ancora prima che la pandemia lo imponesse. E siamo una delle prime aziende in Italia ad aver abbracciato questa modalità al 100%. In Marketers, infatti, siamo la dimostrazione di come si possa vivere una vita straordinaria anche senza timbrare il cartellino. Però portando avanti il proprio business da ogni angolo del mondo, senza scendere a patti con i propri impegni professionali”. Lo racconta Dario Vignali, imprenditore digitale, co-founder e ceo di Marketers.