Ormai è un coro disperato da tutto il Pd: “Elly, non ti candidare che ci rovini!”

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Tra consigli disinteressati e non, si moltiplicano le prese di posizione nel Pd sulla eventuale candidatura alle europee di Elly Schlein. Come un vaso di pandora, che l’attesa di una parola definitiva della segretaria lascia scoperchiato. E così ogni giorno suggerimenti, consigli, altolà. La maggior parte nella direzione di sconsigliare la candidatura. Il primo a farlo Stefano Bonaccini, facendosi portavoce delle perplessità della minoranza. Poi Romano Prodi e l’autorevole monito sulle candidature multiple. Quindi le donne e i timori che Schlein capolista le penalizzi. Pure gli altri leader delle opposizioni hanno detto la loro: Conte, Calenda, Fratoianni. Tutti contro l’impegno diretto.

Comunque serve una decisione in tempi rapidi

Un gran rumore, insomma. Che fa dire ad Alessandro Alfieri, area Bonaccini: “Non facciamola diventare una telenovela. Serve una decisione in tempi rapidi”, sollecita il senatore Pd. Un’occasione potrebbe essere la riunione del gruppo dem Camera a Gubbio in settimana dedicata all’Europa. Anche se Laura Boldrini, interpellata dall’Adnkronos, fa sapere che non è affatto scontata una discussione sulla liste in quella sede, anzi. “Non è all’ordine del giorno” della riunione. Intanto mercoledì Schlein dovrebbe andare ospite a Porta a Porta (presenza da confermare) e la domanda sarà nelle cose.

Per la Schlein anche bizzarre proposte

Tra le tante dichiarazioni, c’è anche quella di Walter Verini che tra il sì e il no alla candidatura, propone una terza via: candidarsi e andare al Parlamento europeo, lasciando il seggio alla Camera. “Sarebbe un segno di forza se la leader del Pd decidesse di candidarsi per stare in Europa”. Diversi segretari dem non erano parlamentari. Da Matteo Renzi, sindaco di Firenze, a Nicola Zingaretti, presidente della regione Lazio. Ma una segretaria che sta per tre giorni a Strasburgo sarebbe un inedito. Per la prodiana Sandra Zampa, contraria alle candidature multiple, farlo in una circoscrizione e poi andare in Ue “sarebbe ineccepibile dal punto di vista formale” ma “renderebbe difficile per lei continuare a essere segretaria del Pd”.

La sua candidatura potrebbe penalizzare le donne

Al momento, sebbene richiesta, non convocata una segreteria per discutere delle liste. Schlein pochi giorni fa in tv ha spiegato che prima viene la squadra: “L’obiettivo per le europee è aprirci alla società civile e alle migliori competenze possibili”. Candidature anche di esterni, quindi. Si fanno i nomi di Cecilia Strada, Roberto Saviano. Personalità capaci di catalizzare consensi. Accanto a campioni di preferenze come amministratori e sindaci, da Bonaccini al sindaco uscente di Bari, Antonio Decaro. Tutti però della minoranza. Come lo sono gli europarlamentari uscenti, esclusa una: Camilla Laureti. Tra questi Alessandra Moretti si augura che il Pd la ricandidi e osserva come “la candidatura della segretaria potrebbe ostacolare l’elezione di donne”.

Bertinotti: se ti candidi alle europee, poi però vai in Europa…

L’ex-presidente della Camera Boldrini è certa che la segretaria “non penalizzerà le donne”. E comunque, ricorda, che “passa chi prende più voti, poiché ci sono le preferenze e non le liste bloccate come alle politiche”. Per Fausto Bertinotti la questione è di deontologia. “Se ti candidi, vai in Europa. C’è un elemento di deontologia. Misurare il consenso sul capo invece che su un progetto politico non mi sembra un buona cosa per la democrazia”. Il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, suggerisce a Schlein di ascoltare l’indicazione di Romano Prodi. Anche perché, osserva, se si candidasse “si giocherebbe tutta la sua segreteria che è appena iniziata. E non sta scritto da nessuno parte che lo debba fare”.