Ospedale Bambino Gesù di Fiumicino, arriva la pista d’atletica sul mare nella Riserva, ok del Comune: ecco il progetto


Contenuti dell'articolo

A Fiumicino prende forma un intervento dal grande messaggio: una pista d’atletica proprio davanti al terzo padiglione del Bambino Gesù di Palidoro, dentro il perimetro della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano. Qui ogni scelta pesa di più, perché si parla di un’area tutelata e delicata. Proprio per questo il via libera dell’ente gestore diventa un segnale politico: servizi sì, ma con regole, limiti e un’idea precisa di tutela.

Perché davanti al Terzo Padiglione: qui lo sport è terapia

Non stiamo parlando di una pista “da medaglie”, ma di uno spazio pensato per bambini e ragazzi che vivono l’ospedale, spesso per percorsi lunghi e impegnativi. In quel contesto, muoversi all’aperto non è un capriccio: è benessere, autonomia, un pezzo di normalità. È anche un modo per ridurre la distanza tra cura e quotidianità, soprattutto quando la cura passa da riabilitazione, recupero motorio, resistenza, fiducia.

Una pista “per tutti”, non solo per chi corre veloce

Il progetto prevede una pista a tre corsie, collegata alle strutture sportive già presenti e alle piazzole con giochi inclusivi. La parola chiave è accessibilità: è previsto anche un camminamento di accesso dedicato, pensato per chi ha difficoltà motorie o usa ausili. È una scelta concreta, che sposta l’asticella: non “adattiamo dopo”, ma progettiamo già includendo chi rischia di restare ai margini. Perché lo sport, se è davvero pubblico, non può essere a ostacoli.

Materiali riciclati e suolo “che respira”: la scommessa green

C’è un aspetto che parla chiaro anche a chi non ama i dettagli tecnici: la pista nasce con materiali antitrauma e con un sottofondo drenante, per non trasformare il verde in una colata impermeabile. L’obiettivo dichiarato è mantenere il terreno permeabile, lasciando al suolo la possibilità di “respirare” e assorbire l’acqua. È una scelta che prova a tenere insieme due esigenze spesso in conflitto: aumentare i servizi e non consumare territorio.

Il prezzo “ambientale” è scritto nero su bianco: 30 nuovi alberi e arbusti

Il nulla osta arriva con una condizione netta: piantare 30 essenze nell’adiacente area verde e nelle pertinenze della struttura. Non piante decorative a caso, ma specie tipiche e robuste: cinque mirti, cinque lentischi, dieci corbezzoli e dieci lecci, con dimensioni già significative al momento dell’impianto. Tradotto: più ombra, più qualità dell’aria, più biodiversità. È anche un politico: in un’area protetta, ogni intervento deve “restituire” qualcosa al territorio.

La partita politica vera: servizi migliori senza consumare il territorio

Qui il punto non è solo la pista. È il modello. Fiumicino si muove spesso tra pressioni forti — crescita urbana, turismo, infrastrutture — e la necessità di proteggere un patrimonio naturale fragile. Portare un’opera al servizio dei bambini dentro un perimetro protetto significa camminare su un filo: se lo fai bene, diventa un esempio; se lo fai male, diventa un precedente. E allora la domanda pubblica è semplice: chi garantirà nel tempo manutenzione, controllo, cura del verde e rispetto delle regole, perché la promessa “green” non resti solo sulla carta.