Ostia, “Alberi piantati tra i calcinacci”: flop da 2,3 milioni del PNRR, la Pineta delle Acque Rosse è un ‘cimitero’ di piante secche
La rinascita verde promessa è rimasta sulla carta. Sei mesi dopo le celebrazioni ufficiali, la Pineta delle Acque Rosse a Ostia mostra un paesaggio di piantine disseccate, che spuntano tra i rifiuti e i calcinacci, reti protettive vuote e un’ombra di abbandono che ingoia i 2,3 milioni di euro messi dal PNRR. A sollevare il caso non sono solo i residenti: a denunciarlo è Marco Doria, ex presidente dei Parchi e Ville Storiche di Roma Capitale e oggi direttore del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Natura all’Università Sapienza, che parla di progetto mal impostato e di responsabilità da chiarire. “A giugno mi sono arrivate delle segnalazioni sullo scempio delle Acque Rosse. E quando sono venuto per un sopralluogo mi sono reso conto che gli alberi erano stati piantati tra i calcinacci. Ho documentato tutto con foto e video e ho presentato una denuncia ai carabinieri”, racconta Doria.
La piantagione “di prestigio” che non ha attecchito
Il progetto, targato Città Metropolitana, prevedeva la messa a dimora di decine di migliaia di piante e arbusti per ripristinare un tratto di macchia costiera storicamente degradato. Oggi, però, quello che si vede sono piantine bruciate dal sole, alte percentuali di mortalità e punti dove non è rimasto altro che il tutore in plastica che una volta doveva proteggere il germoglio. Il WWF locale ha certificato l’allarme. A fronte delle migliaia di piante messe a dimora, una quota significativa, secondo i rilievi, non è sopravvissuta. La Città Metropolitana sostiene che non ci saranno “extracosti” per le sostituzioni e che il piano include manutenzioni, ma di fatto gli alberi piantati sono secchi. E il danno è evidente.
La denuncia di Marco Doria: “Scelta delle specie e manutenzione inadeguate”
Marco Doria non si limita a constatare il disastro. Parla di errori tecnici e gestionali. “La selezione delle specie, la preparazione del terreno e la tempistica degli impianti non sono state adeguate alle condizioni”, spiega. “In alcuni punti la presenza di rifiuti e materiali di risulta hanno compromesso la fertilità del suolo impedendo alle radici di attecchire”. Doria chiede un piano di emergenza, con monitoraggio continuo, analisi del suolo e un cronoprogramma di sostituzione trasparente, oltre a all’individuazione delle responsabilità tecniche.
Soldi e responsabilità pubbliche
Il tema non è solo ambientale, ma di gestione dei fondi pubblici. Con le risorse PNRR in gioco, ogni intervento richiede la massima tracciabilità e la garanzia che il denaro produca benefici concreti. Qui, invece, emergono interrogativi su controllo qualità, cantierizzazione e vigilanza. Se si confermerà che piantine non idonee sono state messe a dimora su suoli non bonificati, la questione assumerà contorni amministrativi e forse anche giudiziari. E non bastano promesse di sostituzione. Gli esperti richiedono un rilevamento botanico puntuale, analisi chimiche del terreno e un piano di manutenzione pluriennale con responsabilità assegnate. Marco Doria chiede che non si replichi il rituale degli annunci trionfali seguito da abbandono. “La riforestazione non è un atto simbolico, è gestione a lungo termine”, afferma.
Da Città Metropolitana, intanto, assicurano che entro due settimane si concluderà la ricognizione con gli agronomi e a fine mese sarà possibile stilare un bilancio effettivo delle piante che “non hanno attecchito”. E le piante certificate come morte, assicurano, verranno sostituite a spese della ditta che ha un contratto di manutenzione e di sostituzione della durata di 5 anni.
