Ostia, canone balneare alle stelle: il famoso stabilimento ‘piega’ Municipio e Campidoglio in Tribunale


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Ostia torna a essere teatro di un duello giudiziario che affonda le radici nelle pieghe più oscure della gestione delle spiagge demaniali. Al centro dello scontro, lo Stabilimento B. M. s.r.l., uno dei nomi storici del litorale, che ha trascinato in Tribunale Roma Capitale e il Municipio X per una richiesta di pagamento definita “irragionevole”.

La posta in gioco non era solo il canone demaniale, ma l’intero meccanismo con cui il Campidoglio stabilisce quanto devono versare i concessionari degli arenili ogni anno. Un sistema forse poco chiaro, a detta dei balneari, capace di far lievitare le cifre anche in modo consistente.

Un conto salato da oltre 50 mila euro per il famoso stabilimento di Ostia

La vicenda parte nel 2016, quando gli uffici del Municipio X notificano al “Moderno” un conto da capogiro: 50.996 euro, più l’imposta regionale del 15%. In pratica, oltre 10 mila euro in più rispetto agli anni precedenti. Una crescita improvvisa, che la società ha bollato come “ingiustificata” e fondata su criteri errati.

Tra gli elementi contestati, l’utilizzo dei valori OMI (l’Osservatorio del Mercato Immobiliare) per calcolare le pertinenze demaniali e la sottovalutazione dei fenomeni erosivi che da anni rosicchiano metri preziosi di spiaggia a Ostia. Un mix che, secondo i legali del Moderno, ha prodotto un canone sproporzionato rispetto alla realtà fisica e commerciale dell’arenile.

Il ricorso al TAR e lo scontro tra stabilimento e Campidoglio – Municipio X

Così, nel dicembre 2016, lo stabilimento ha depositato ricorso al TAR del Lazio. Roma Capitale si è costituita subito in giudizio, difendendo la legittimità della sua richiesta. Ma il contenzioso si è trascinato a lungo, fino a quando, nel 2021, i giudici hanno deciso di sospendere la causa, in attesa che si chiarisse la normativa sul pagamento dei canoni, complicata dall’ennesima pioggia di decreti emergenziali.

La battaglia legale è ripartita solo nel 2025, con un colpo di scena: il Campidoglio ha comunicato di aver accettato la richiesta di definizione agevolata del debito presentata dal Moderno. In sostanza, una sorta di “sanatoria” che ha consentito alla società di regolarizzare la posizione pagando quanto dovuto, ma senza riconoscere la legittimità delle pretese iniziali di Roma Capitale.

“In data 17.4.2025, Roma Capitale – scrivono i giudici nella loro sentenza – ha depositato una nota del competente Dipartimento nella quale si fa cenno all’avvenuto accoglimento dell’istanza di definizione agevolata presentata dalla ricorrente e al conseguente intervenuto pagamento delle somme dovute per l’annualità 2016”.

Un verdetto che pesa come un macigno, per Roma e Ostia

Alla fine, il TAR – con una sentenza di oggi 1° ottobre – ha dichiarato il ricorso improcedibile per “sopravvenuto difetto di interesse”. Tradotto: visto che la somma è stata saldata con la definizione agevolata, non c’è più motivo per proseguire il giudizio.

Un verdetto che, sebbene tecnico, suona come una sconfitta per il Campidoglio. Il Tribunale non ha infatti validato in pieno i criteri usati dall’amministrazione per imporre il canone e ha addirittura compensato le spese legali tra le parti. Nessun vincitore formale, dunque. Ma il messaggio è chiaro: il sistema dei canoni balneari continua a scricchiolare sotto i colpi di ricorsi e contestazioni.

Ombre sul sistema dei canoni?

Il caso del Moderno potrebbe non essere isolato. Decine di stabilimenti balneari del litorale romano contestano da anni la gestione dei canoni da parte del Municipio e del Comune di Roma. Cifre lievitate senza apparente coerenza, calcoli basati su parametri immobiliari estranei al contesto demaniale e nessuna considerazione per l’erosione costiera, che riduce sensibilmente la superficie delle concessioni.

Eppure, nonostante le sentenze e i ricorsi, la macchina amministrativa continua a produrre richieste che i concessionari considerano vessatorie. Una spirale che rischia di trasformarsi in un conflitto permanente tra chi gestisce le spiagge e chi dovrebbe amministrarle nell’interesse pubblico.

Il risultato è un sistema fragile, esposto al rischio di abusi e di continue battaglie giudiziarie. Il caso Moderno dimostra come, di fronte a cifre considerate insostenibili, i concessionari preferiscano rivolgersi ai giudici piuttosto che piegarsi a richieste percepite come arbitrarie.

Una partita ancora aperta

La sentenza del TAR chiude formalmente un contenzioso durato nove anni, ma lascia aperta la questione più grande: come stabilire criteri equi e trasparenti per i canoni balneari. Perché se è vero che i lidi rappresentano un enorme business sul litorale romano, è altrettanto vero che l’amministrazione non può imporre cifre senza fondarle su basi solide.

Ostia resta dunque sospesa tra spiagge che valgono oro e conti che fanno tremare. Il Moderno, intanto, ha segnato un punto a suo favore: ha dimostrato che, contro Municipio e Campidoglio, si può resistere. Anche a colpi di carte bollate.